mercoledì 22 ottobre 2014

Le Recensioni del mercoledì: Conflicts di Susan Mikhaiel



Recensioni del Mercoledì: “Conflicts” di Susan Mikhaiel


“Sogni premonitori che annunciano catastrofi; tradimenti dietro l'angolo; giochi di potere che minacciano di distruggere equilibri già precari.

Messa alle strette dalla crudeltà della vita, Sue compie l'unica scelta che non avrebbe mai voluto fare: rivelare la sua vera natura alle compagne.
Un misterioso indovinello mette in guardia Sue e Ceile sul futuro di Tokyo. Una profezia apparentemente senza senso che sembra, invece, celare le sorti dell'umanità intera.”

La trama di“black rose saga” si fa sempre più complessa e interessante.
Resta l'atmosfera “manga” che ho apprezzato nei primi due volumi, ma in “Conflicts” gli scenari e le tematiche si fanno più cupe, e si inizia a comprendere appieno il potenziale fantasy della storia.
Molte delle domande instillate nella mente del lettore fin dal primo volume, hanno finalmente una degna risposta, e devo ammettere che la lettura di questo nuovo volume è stata per me ancora più piacevole... Direi che l'autrice ha saputo creare il giusto terreno su cui costruire le proprie vicende.
Ho notato anche un miglioramento nello stile, già buono nei primi due volumi, ma qui più accurato. Ed è stato bello approfondire il passato delle compagne di Sue, che in questo libro si fanno più presenti.

Che aggiungere? Il finale è... “un colpo al cuore”, dunque, aspetto di poter leggere il prossimo! E nel frattempo, consiglio a chi non l'ha ancora fatto di iniziare questa saga così particolare.
Recensione a cura di Noemi Gastaldi

venerdì 3 ottobre 2014

Fantasy Food: Idromele - Bevanda degli dei




Idromele – Bevanda degli Dei

Fin da tempi antichi troviamo nello svolgimento di molti culti la presenza di un liquido, nella maggior parte dei casi l’acqua – fonte essenziale di vita-, che trasmuta in divinità stessa.
La forma fluida appare infatti la più consona alla trasmissione del volere divino al maestro del culto e agli adepti. Il liquido porta con sé una forza cosciente che dona a chi lo beve il potere: buono o cattivo, a seconda dei casi.
In alcuni casi la trasmutazione è tale che la divinità giudica attraverso il fluido la condotta umana. Si credeva possibile, per esempio, valutare la fedeltà di una donna attraverso una speciale “pozione” che sarebbe risultata innocua all’innocente, ma nociva per la rea.
La scoperta delle bevande fermentate, la cui assunzione provoca godimento, trasforma ancora il significato del fluido. Chi beve muta la propria capacità. La presenza della divinità sembra ancora più forte: l’estasi in cui il soggetto si perde lo porta a credere di essere in un luogo diverso, in un piano della realtà differente, per raggiungere la somma unione con il divino. In realtà ben sappiamo che l’estasi altro non è che il risultato della presenza dell’alcool etilico nelle bevande.
La cosa sorprendente è come popoli tra loro lontanissimi, e con metodologie e materie prime più diverse, abbiano fortemente voluto creare queste bevande.
Una delle più antiche è l’Idromele, o vino di miele: la bevanda degli dei.
Ancor prima di coltivare l’uva, l’uomo già raccoglieva il miele e per questo l’Idromele è stata la prima sostanza alcolica della storia.
Le prime testimonianze scritte di questa bevanda risalgono all’antica civiltà Minoica, circa 2000 anni a. C. E’ probabile che a Creta sia arrivata grazie ai contatti con gli Egizi, il cui sapere era frutto delle conoscenze dei popoli che, a partire dai primi ominidi, abitarono le regioni africane centro-orientali.
L’idromele ebbe molta importanza anche fra i popoli scandinavi, i quali, impossibilitati dalle avverse condizioni climatiche alla coltivazione della vite, trovarono in questo potente preparato, diffuso ancora oggi, un ottimo sostituto del vino per celebrare le loro feste dei cambi di stagione.
Anche nel Signore degli Anelli troviamo citata questa mistica bevanda che negli ultimi anni sta vivendo una vera e propria riscoperta e che è possibile comprare già pronta e imbottigliata. Per questo vi proponiamo la ricetta per il vero “Idromele di Lórien” che si trova nel bellissimo libro “A Tavola con gli Hobbit” di Gregorutti -Vassallo.
Il processo non è particolarmente complesso, ma richiede più di un anno di fermentazione.

Ingredienti: 
2 Kg di Miele
1 bustina di lievito per vini
½ cucchiaino di nutriente per lievito
½ cucchiaino di acido citrico
5 l di acqua minerale naturale

Attenzione: nota personale! Nei testi antichi si dice di usare solo acqua di fonte, ma va bene anche quella minerale naturale, sconsiglio l’acqua del rubinetto perché può essere addizionata, per esempio con il cloro.
La scelta del miele è molto importante perché varierà il sapore del vostro Idromele.

Sciogliete il miele in 2,5 l di acqua e lasciate sobbollire il composto per circa 15 minuti.
Spegnete e lasciate raffreddare fino a quando il composto non avrà raggiunto 25°.
Mentre il liquido si raffredda sciogliete il lievito in un bicchiere scarso di acqua tiepida, lasciandolo coperto per circa 10 minuti.
Aggiungete quindi il lievito, il nutriente e l’acido citrico direttamente nella pentola con il miele, aggiungendo ulteriore acqua tiepida per arrivare a 5 l di liquido totale.
Mescolate energicamente il tutto per ossigenare i componenti.
Coprite e lasciate fermentare nella pentola, in una stanza a circa 20° per due settimane.
Trascorso questo tempo travasate il composto in un bottiglione, cercando di non rovesciare anche il lievito che si sarà depositato sul fondo.
La seconda fermentazione dovrà essere di circa 5 mesi e sempre in un ambiente a temperatura di circa 20°.
Possibilmente l’Idromele andrebbe travasato ogni mese in un altro bottiglione, per eliminare il residuo che andrà man mano formandosi sul fondo.
Trascorsi i 5 mesi l’Idromele si può imbottigliare. Andrà quindi lasciato maturare in bottiglia, in un luogo fresco, per circa un anno.

By Elena Ticozzi Valerio http://tinyurl.com/elenaticozzivalerio


mercoledì 1 ottobre 2014

Le Recensioni del Mercoledì - "Il Cristallo di Nervasinar" di Paolo Parente.



Benvenuti e bentornati! Oggi, per la rubrica del mercoledì dedicata alle recensioni, ho letto per voi il secondo volume della trilogia dei cristalli di Paolo Parente, "Il Cristallo di Nervasinar". Un ottimo seguito da cinque stelline su cinque!
La trama del primo volume era molto bella, meritava il massimo dei voti, ma ho dovuto abbassare un po' il mio giudizio perché la grammatica e la fluidità del testo presentavano diverse lacune. In questo secondo volume quei problemi sono stati risolti quasi del tutto: qualche imperfezione grammaticale persiste, di contro il testo risulta scorrevole e interessante. La trama, invece, era leggermente più accattivante nel primo volume, diciamo che questo rappresenta un importante punto di transizione che non poteva essere saltato per poter arrivare al terzo volume, che ci darà le risposte finali. Nonostante questo libro non sia stato un tripudio di colpi di scena come l'altro, non sono comunque mancate le sorprese (belle o brutte), dall'inizio alla fine. Spero di veder risolvere certi risvolti negativi della trama nel prossimo libro, che non mancherò di acquistare.
A presto con un'altra recensione! Stay tuned!

Questo articolo Vi è stato offerto da Maddalena Cioce, autrice di “Forgotten Times - La Redenzione dei Dannati”, “Le Cronache di Ériu - La Faida” e “I Sussurratori” (in uscita il 13 ottobre). http://tinyurl.com/maddalenacioce






venerdì 26 settembre 2014

Angolo al Veleno - Quando l'amore si trasforma in odio





Benvenuti nel rigurgito fresco fresco di un’anima avvelenata. Ebbene, la vostra Crudelia torna eccezionalmente a vomitare un po’ di vetriolo a caso, così, giusto perché è da troppo tempo che non lo faccio. Ma non prendeteci l’abitudine, questa è davvero un’eccezione.
Dunque, è passato un bel po’ di tempo dal mio ultimo piatto letterario inacidito, e sono successe tante cose – troppe, per i miei gusti - che mi hanno portata a covare un odio incredibile verso il mondo del Self Publishing, in cui mi sono ingenuamente infilata con le mie mani piena di sogni e speranze. Ho “incontrato” persone e assistito a cose che voi aspiranti non potete nemmeno immaginare. Ma partiamo con ordine.

I FALLITI FRUSTRATI

Per me il fallito non è chi vende poche copie [perché quella è anche un po’ questione di c**o e di sapersi fare pubblicità, intendiamoci], ma chi non sa scrivere e non vuole ammetterlo. Vorrei che la gente si mettesse in testa che non bastano un foglio e una penna per dirsi scrittori, così come non basta schiamazzare sotto la doccia per dirsi cantanti. Ci si può migliorare, indubbiamente, e nessuno ha la pretesa (spero) di credere di essere già al 100% della propria abilità. C’è da rendersi conto, però, che di fondo ci vogliono anche due cose INDISPENSABILI: una buona conoscenza della propria lingua (in questo caso l’italiano) e, sì, anche il talento. Non basta sapere solo la lingua, o avere buone idee che poi non si riesce a sviluppare: bisogna avere entrambi. Punto. Fine. Fatevene una ragione.
Badate che, per conoscenza della lingua, non intendo “non fare mai errori”, perché i refusi e i dubbi linguistici capitano. Se, però, in mezza frase mi ritrovo già tempi verbali buttati a ca**o, punteggiatura che sembra un optional o peggio un motivo decorativo, e soprattutto una piattezza lessicale da far invidia a una prima di reggiseno, per favore evitatevi la brutta figura. E, soprattutto, evitate che chi sta fuori s’imbatta in casi umani simili che, inevitabilmente, finiranno per gettar fango su tutta la categoria (perché, sì, non prendiamoci in giro, è facile fare di tutta l’erba un fascio).
Sulle idee, invece, non mi dilungo. Vi invito a rileggere i vecchi post “al veleno” per farvi un’idea.
A voi, che vi credete scrittori incompresi perché ricevete solo critiche e zero apprezzamenti, che alla minima critica cominciate a impazzire invece di chiedervi “ma perché mi avranno detto così? Magari hanno ragione” ho un favore da chiedere: LASCIATE IN PACE IL SELF PUBLISHING. Anzi, lasciate proprio in pace il modo editoriale (evitate di rimpinguare le tasche delle EAP, che vivono di “scrittori” del genere), non fa per voi. E no, i commenti super positivi di amici e parenti non contano, però mi sembra superfluo stare a spiegare il perché.

I PERMALOSI

Se siete bravi, se avete un minimo di talento (seppur con tanti angoli da smussare, del resto nessuno nasce “imparato”), fidatevi che chi non vi conosce non si farà problemi a dirvelo. Così come non si farà problemi a dirvi se c’è qualcosa che non va. Le critiche, i suggerimenti, non sono offese alla vostra persona, anzi! I lettori sono i migliori editor del mondo, ricordatevelo, perché in soldoni sono loro che vi trasformano in casi letterari o che comunque sganciano volentieri la grana per seguire le vostre carriere, quindi sturatevi le orecchie e ASCOLTATELI. Ma davvero credete che nessuno si sia mai visto sbattere in faccia qualche porta (magari nemmeno troppo gentilmente)? Se vi aspettate di pubblicare la prima (ma anche la millesima) cosa che scrivete senza ricevere critiche, forse dovreste farvi un esame di coscienza. E ve lo dico io che, di critiche, ne ho ricevute e ne ricevo tutt’ora, ma sono contenta. Sapete perché? Perché significa che chi mi legge presta attenzione a ciò che ho scritto, che è obiettivo nel giudicarmi e che, quindi, non potrà far altro che aiutarmi a migliorarmi e a lavorare sui miei punti deboli. Quando mi hanno massacrato Powers per la quasi totale assenza di descrizioni (di cui ero consapevole, e purtroppo è un grosso problema che ho), invece di piagnucolare come una poppante, mi sono rimboccata le maniche e ho rivisto il testo. E ho intenzione di rivederlo ancora, e ancora, e ancora, finché nei commenti non troverò più quell’odiosa nota “forse dovresti descrivere di più” (sappiate che vi odio tutti xD).

LE RECENSIONI A PAGAMENTO

Perdonatemi, ma io non riesco a concepire l’idea di pagare per essere recensiti. O meglio, lo capirei se a recensirmi fosse un noto critico letterario che, per giudicare il Pino Cammino di turno, vuole quantomeno vedersi ripagare il disturbo. Sapete, no, poter saltellare in giro sbandierando l’articolo scritto da Dante Alighieri in persona, il quale mette a nudo pregi e difetti del vostro lavoro, direi che fa abbastanza curriculum.
Non lo capisco se a chiedere soldi è il blog sconosciuto fondato da un lettore a caso, o peggio quei fastidiosi elementi che ti contattano privatamente offrendoti millemila servizi in cambio di “piccole offerte” per ricambiare il “favore” [che ti propongono loro, non chiedi tu, quindi già vedete voi la serietà della cosa]. Non so, la professione di “recensore a pagamento” mi sembra un po’ un controsenso, tanto vale avvalersi di un agente letterario, a questo punto.

LO SPAM SELVAGGIO

Sì, sì, lo so cosa state pensando. E fondamentalmente avete ragione, credetemi, però io credo che si sia arrivati a un punto in cui la cosa sta diventando controproducente. Alzi la mano chi, almeno una volta nella vita, ha sbuffato di fronte a una pubblicità televisiva o alle mille richieste di giochini idioti su Facebook. Su, su, non fate gli ipocriti: alzate TUTTI le mani.
Ebbene, io sto cominciando a provare lo stesso sentimento nei confronti dello “spam letterario”. Intendiamoci, il self vive essenzialmente di spam (nel senso che, autonomamente, quindi senza passare per blog etc… un autore spamma il link al proprio libro più o meno ovunque) e fin qui nulla di male. Se, però, lo spam si trasforma in “stesso messaggio postato OVUNQUE giornalmente, più volte al giorno, spesso anche via privata e con tanto di evento Facebook”, immaginate come ci si senta a SUBIRE questa cosa da parte di più autori contemporaneamente. Lo capite, vi sembra divertente? Non lo è, affatto, e se già il lettore medio è scettico a cercare libri tra i self, immaginate la sua reazione (ma anche quella dei colleghi non spammoni, s’intende) di fronte a una giungla simile. Se non ci prende per dei rompi*** è già tanto.

IL BOICOTTAGGIO

Mi duole dirlo, ma sì, purtroppo esistono anche queste cose nel mondo Self. Perché non basta doversi fare un mazzo per scrivere un buon libro, pubblicizzarlo un po’ (senza risultare pedanti, ma sperando di vendere almeno qualche copia) e tremare in attesa delle recensioni. No, ci si mettono pure i simpatici no lifer di turno (spesso appartenenti alla categoria dei “falliti” per vendicarsi di un torto subito, o anche solo di autori invidiosi di chi vende “tanto” per bloccare il flusso di lettori nella direzione scomoda). Esattamente, “bambini dell’asilo” è la stessa espressione che è venuta in mente a me.
Come si boicotta un autore, dunque? Principalmente ho assistito a due metodi: le segnalazioni su Facebook e le false recensioni sugli ebook store.
Ebbene, non sto scherzando, qualche genio è arrivato a segnalare pagine e PROFILI PERSONALI di autori, con il semplice scopo di farli rimuovere da Facebook. Che dire, un plauso alla maturità mentale di tali individui.
Poi ci sono i simpaticoni che scrivono recensioni a una (due, quando sono buoni) stellina piene di offese più o meno gratuite, commenti negativi sempre vaghi e mai approfonditi (segno che, forse, il libro non lo hanno nemmeno letto), spesso e volentieri sgrammaticate all’inverosimile (della serie “tu non sai scrivere, e a dirtelo sono io che in italiano prendevo 2”) e generalmente non più lunghe di due-tre righe. Si tratta delle cosiddette “false recensioni”, da non confondere con le recensioni “critiche e costruttive” [riconoscibili dal fatto che fanno riferimenti specifici a eventi/frasi del testo, quindi dimostrano quantomeno di averlo sfogliato]. Su amazon, per esempio, è possibile vedere lo storico delle recensioni degli utenti, quindi basta fare due+due e vedere il livello “standard” di recensioni di quel dato lettore: se generalmente scrive papiri, e all’improvviso butta giù mezza riga, forse forse il dubbio viene.


Che dire, non so quando tornerò a vomitare bile al vetriolo, forse mai o forse presto. Comunque, mi trovate nella rubrica cosplay e anche negli store e sui social network, se volete. Grazie ancora per aver letto questo mattone, auguro a tutti voi buon selfpublishing, e spero non vi ritroviate mai nelle situazioni snervanti sopracitate.

Vostra Crudelia

mercoledì 24 settembre 2014

Le Recensioni del Mercoledì - "Relationships" di Susan Mikhaiel



Benvenuti a un nuovo appuntamento con le recensioni del mercoledì! Oggi vi propongo il secondo volume di "Black Rose Saga" di Susan Mikhaiel, "Relationships".
Quattro stelline su cinque.
"Il secondo capitolo della saga di Black Rose non smentisce lo stile di questa autrice davvero alternativa. Valutare le sue opere è sempre piuttosto difficile, perché da un lato ci sono una grammatica impeccabile e un'originalità e una fantasia degni di nota, dall'altra uno stile atipico e "riservato" agli amanti del genere, che piace o non piace, senza vie di mezzo. La parte che ho più apprezzato è quella sulle reminiscenze del passato della protagonista, in cui finalmente alcuni dei nodi cruciali vengono al pettine. Questa autrice ha una vera passione per gli enigmi irrisolti, che sta al lettore sbrogliare perché lei fornisce le risposte "col contagocce", per permettere di costruirsi le proprie teorie personali. Un altro particolare che ami od odi, senza vie di mezzo. Ritorna inoltre lo stile "animangoso", alla majokko giapponese, con una storia tutta al femminile, anche nei rapporti interpersonali, in cui le relazioni eterosessuali sembrano quasi un'eresia. Di contro, in questo secondo volume ci saranno molti più spunti sentimentali, che forniscono un'introspezione maggiore sui personaggi che, fino ad ora, non erano stati approfonditi. Aspetto il prossimo volume e spero in qualche risposta in più da questa criptica autrice.
Questo articolo Vi è stato offerto da Maddalena Cioce, autrice di “Forgotten Times - La Redenzione dei Dannati”, “Le Cronache di Ériu - La Faida” e “I Sussurratori” (in prossima uscita). http://tinyurl.com/maddalenacioce

sabato 20 settembre 2014

I draghi del FS





I draghi sono creature presenti in tantissime leggende, e rientrano nella mitologia delle più disparate culture. Non è quindi strano, che ancora oggi, essi siano protagonisti di moltissimi libri fantasy :)
Pensando a un drago, mi si manifestano davanti agli occhi diverse immagini... Prima di tutto quella “classica”, legata ai ricordi delle fiabe che leggevo da bambina, del drago simile a un grosso rettile, con grandi ali, artigli e fauci in grado di spalancarsi e lanciare poderose fiammate.
Oltre a questo, però, immagino anche il drago più benevolo, quello che ci arriva dalle tradizioni orientali: un lungo serpentone portatore di beni e fortune.
Dato che ultimamente mi sono trovata a leggere diversi libri che parlano di queste creature, ho pensato di chiedere direttamente agli autori fantasy di parlarci dei draghi, o meglio, di quello che questi esseri mitologici sono e rappresentano per loro:

- Prima di tutto, voglio sapere se avete mai visto un drago. E nel caso, come è stato il vostro incontro ravvicinato con la creatura?

Sì, se penso a una piccola lucertola nell’Outback (deserto) australiano, la bobtail goanna, piccola circa 20 cm e che, nonostante fossimo in macchina, ruggiva e mostrava la lingua viola, iniettata di veleno. Non è mortale per l’uomo, ma dopo il suo morso, ogni anno nello stesso periodo – così si dice – ritorna una macchia violacea laddove la bocca ha azzannato. Insomma, lascia un segno indelebile! Così come, l’aver incontrato un drago, ovvero un grande maestro, la persona che mi ha insegnato le arti marziali e tutto ciò che so sulla vita, il GM° Ivano Bonocore, lascerà per sempre un segno indelebile in tutto ciò che sono.

Purtroppo non ho ancora avuto l'onore di vedere un drago, ma sono certa succederà prima o poi! Probabilmente non ho ancora dimostrato di essere abbastanza giusta e saggia per avere questo onore. Prima o poi, però, mi farò un lungo viaggio a dorso di drago come il protagonista della Storia Infinita.

In tutta sincerità non ho mai visto dal vivo un drago; però mi sarebbe piaciuto incontrare una creatura come questa… purché a debita distanza di sicurezza e con tutte le protezioni antincendio del caso! Non si sa mai… :)

Potrebbe sembrare scontato rispondere di no, invece io rispondo di sì. Il mio primo incontro con un drago è stato reale, anche se non era in carne e ossa ma era su carta. Fermi tutti! Non vi sto prendendo in giro, l’incontro ‘reale’ è dovuto al fatto che era un vero libro che credeva fermamente nell’esistenza dei draghi. Sto parlando di un bestiario medievale dove queste creature erano classificate al pari di un cane o di un cavallo, come realmente esistenti.
La presa di coscienza di come un animale mitologico come il drago (ma anche altri animali come l’unicorno) fosse considerato reale è stato, per me, un vero e proprio colpo di fulmine.
Certo, l’aspetto era un po’ bruttino, vermiforme con una grande capoccione. Ma è stato entusiasmante lo stesso.

Ehehe, purtroppo me lo son perso! E adesso vedo draghi in ogni rettile che osservo, sia esso vivo o “fossile”. Del resto è dalla scoperta dei fossili di dinosauri che è nato l’antichissimo mito del drago.
A volte mi chiedo come sarebbe incontrarne uno; certo, se fosse Draco del famoso e meraviglioso Dragon Heart ancora meglio! Li amavo già quando ho visto quel film per la prima volta, e lì la mia adorazione è triplicata. Se vedete un drago fatemi un fischio! Come? No, quelli di Dragon Trainer non valgono, eccetto Sdentato: lui me lo porterei a casa! *_*

- Che lo abbiate visto o no, ora vorrei una vostra descrizione di come è fatto un drago...

Per me è un drago d’oro. Metà occidentale nella forma del muso e del corpo, ma senza le ali; è una grande lucertola con le scaglie, zanne e artigli. Vola per scelta, perché non sa fare altro. Si muove alla velocità del suo pensiero: pensa a dove vuole essere, e già è lì.

Un enorme rettile, che diventa via via più maestoso man mano che passano i secoli e i millenni. Ha quattro zampe, enormi ali e numerose corna. Il colore delle scaglie è molto vario e dipende spesso dal tipo di poteri in possesso del drago, dalla sua personalità e da molti altri fattori non chiari alle altre razze. Enormemente intelligenti – alcuni di essi sono tra i maghi più formidabili mai esistiti – e amanti di ogni tipo di tesoro, possono essere feroci nemici o potenti alleati degli umani, a seconda del carattere e delle azioni degli umani stessi. Molti di essi possono assumere forma umana con la magia.
Il drago della mia storia sembra piuttosto diverso da questa descrizione – ma forse col tempo potreste scoprire che lo è molto meno di quanto sembra!

Enorme, con squame lucenti e grandi ali, una lunga coda, un muso allungato e serpentino e occhi con iridi profondamente azzurre. Per me, grazie alla sua grandezza che lo spinge a non avere paura di nulla, è un po’ impigrito e sornione e possiede anche un’espressione che sta tra l’ironico e il serio. Un po’ come Sean Connery!

Bella domanda, è un argomento su cui si potrebbe scrivere un intero trattato.
Ovviamente ci sono varie interpretazioni, ci sono i draghi orientali, ad esempio, che sono serpentiformi, oppure le viverne che hanno quattro arti (due zampe e due ali), addirittura ci sono rappresentazione di draghi a due teste.
Io sono più per l’iconografia classica: quella con sei arti (quattro zampe e un paio di ali), corpo massiccio coperto di squame, grandi ali da pipistrello – che terminano in artigli affilati – spessi aculei che percorrono tutto il dorso in corrispondenza della spina dorsale, zampe dotate di artigli e testa provvista di corna.
Ovviamente esseri così corpulenti non potrebbero volare, quindi attribuiamogli comunque un corpo ‘massiccio ma non cicciotto’ e le ossa cave per poter alleggerire il peso.

Per i miei draghi mi sono attenuta rigorosamente al mito mesopotamico, anche se non ne condivido alcuni aspetti. La descrizione prevede un corpo di serpente coperto di scaglie, ali di pipistrello dall’apertura di circa quindici metri, quattro lunghe e robuste zampe di lucertola, affilati artigli d’aquila, collo lungo, corna di stambecco e testa di coccodrillo.
Seguendo un criterio anatomico che attribuisce ai rettili non più di quattro zampe, non sono d’accordo sul loro numero: dovrebbero essere due in quanto le altre due corrispondono alle ali.
Ma vogliamo sindacare sui miti? ^_^

- Da dove, la decisione di inserire la figura del drago nei vostri scritti?

Ne I Figli di Baal, la mia trilogia, ho inserito un drago femmina; importante sarà il suo cucciolo che crescerà con la figlia mezz’elfo della protagonista Victoria. Elfi e draghi: entrambi esseri antichi e mitologici. Eppure non è dal sangue che si fa il proprio destino, ma dalle scelte nel vivere quotidiano che ognuno fa. Anche un semplice essere umano – giorno dopo giorno – può diventare un drago. Basta avere un obiettivo, una via, e perseguirla.

Il drago è sempre stato la creatura fantasy che ho più amato fin da bambina. Per me una delle immagini più belle di un eroe fantastico era sempre stata quella del cavaliere a cavallo di un drago. Fin da quando ero piccola ho quindi sognato di scrivere una storia sull'amicizia tra un uomo e il suo drago: era quindi inevitabile che fosse uno dei cardini del mio primo romanzo!

Ho notato che questa creatura mitica appare di continuo in molte leggende e nella mitologia soprattutto Norrena e rappresenta il non plus ultra delle creature mitologiche conosciute nel mondo. Appare anche come incarnazione del male quando viene ucciso da San Giorgio e in molte altre rappresentazioni. Spesso viene visto come il male incarnato anche a causa della sua mostruosità (derivata dal serpente apparso nel peccato originale) e ho ritenuto dargli una nuova veste, questa volta, piena di umanità con pregi e difetti, al di là dei pregiudizi.

Come dicevo il mio amore è nato molto presto, appena entrata in contatto con le antiche credenze popolari. Da quel momento ho approfondito sempre più la conoscenza di queste creature utilizzando libri e manuali e, soprattutto, studiando le vere iconografie antiche e le leggende che ci girano intorno.
Ho inserito nei miei libri la figura del drago per poterli rendere reali e ‘viverli’. Non per ultimo, per togliermi lo sfizio, almeno con la fantasia, di poter volare su uno di essi.

Mi serviva una figura archetipica che inglobasse in sé il senso di mistero, ferocia, inesplicabilità e d’inarrivabile grandezza e arcana saggezza. Doveva rappresentare gli Albori del Tempo, l’ordine delle cose, l’eterno contrapposto alla ciclicità, la creatura a metà strada tra l’Uomo e l’Universo, tra l’Uno e il Tutto, Garante dell’Equilibrio, dove ogni Capostipite (il Millenario, per intenderci) rappresenta un elemento della vita. Tali elementi interagiscono con altri elementi secondari che, a loro volta, danno vita a una vera e propria discendenza di creature intelligenti. Sto spoilerando, perciò basta!

-E cosa rappresenta il drago, per voi?

Evoluzione, crescita, fermezza e determinazione. La consapevolezza che tutto ciò che accade è nella nostra mente, non fuori, ma dipende da noi. E, quindi, così come l’abbiamo creata, possiamo cambiarla, in base alle esigenze.

I draghi rappresentano una perfetta unione di opposti: la violenza della natura più selvaggia e la pazienza e l'immobilità delle montagne, l'aggressività di un predatore e la saggezza di un mago, l'indipendenza più fiera e la consapevolezza di far parte di un unico grande sistema naturale. Il drago rappresenta insieme la perfetta saggezza, frutto di una vita millenaria, e la potenza della natura nella sua espressione più grezza e vitale.

La forza che c’è in noi, la coscienza che sotto sotto ci parla (e che a volte non sentiamo ottusamente), ci ascolta, ci consola e infine ci sostiene proteggendoci dalle incursioni del male. Un essere con un immenso potere e di difficile comprensione. Insomma il mio drago rappresenta Dio, un dio che interviene con il suo calore paterno quando ci troviamo sperduti, senza una guida tangibile, una certezza, ogni giorno mentre affrontiamo le nostre paure e le nostre difficoltà umane. Un Dio sempre pronto a rivolgerci un caldo sorriso e che ci protegge nel Suo immenso abbraccio. Questo, per me, rappresenta il mio drago d’argento, Garudall.

È la rappresentazione della fantasia umana e anche della voglia di sognare.
Vi confesso che sono sicura che qualche strana creatura doveva essere realmente esistita che ha ispirato uomini ed è diventata così famosa.
È  una figura affascinante e il mistero che la circonda lo è ancora di più.

P.S. In realtà la descrizione dei draghi presente nei miei libri è venuta fuori da alcuni giochi dei miei figli, a cui ho aggiunto le informazioni sulle rocce, minerali e pietre preziose.





Come ho accennato poco sopra, nei miei libri i Millenari rappresentano le essenze elementari, primarie (Aria, Acqua, Terra e Fuoco) e secondarie (Folgore, Ferro, Vegetale e Nebbia Primordiale).
Ho attribuito loro questi valori perché per me il drago rappresenta la forza, il destino, il potere, la vita primordiale. Del resto, i dinosauri sono o non sono la più grande testimonianza storico-biologica dell’esordio della vita sulla Terra?


Ringrazio tutti gli autori per le risposte.
... E invito gli amanti dei draghi a leggere tutti i loro libri, ovviamente!


A cura di NoemiGastaldi

mercoledì 17 settembre 2014

Le Recensioni del mercoledì: "Dagger - La Luce alla Fine del Mondo" di Walt Popester


 

Figlio di un dio, cresciuto come un ladro. Nascosto da tutti, cercato da ognuno. Il potere dentro si sta svegliando. Sei pronto?


Dagger è un ragazzino di strada, in una città governata da un brutale totalitarismo, venuto al mondo attraverso un rito blasfemo per riportare in vita suo padre. Peccato che il padre in questione è un dio sanguinario la cui anima è stata esiliata all'alba dei tempi per opera del suo fratello e rivale, il dio Angra. Viene nascosto in una gilda di piccoli farabutti, dove una ragazzina albina è l'unico essere che non lo considera un mostro a causa dei suoi occhi rossi. Ma quando i Gorgor, servi del dio esiliato, danno fuoco all'intera città dove è stato nascosto per stanarlo, Dagger capisce che non esiste alcun rifugio per lui.

Sin troppo presto, capirà anche che nessuno può combattere contro se stesso.


Diverso dai soliti fantasy, senza dubbio.

Il mondo in cui vive Dagger sembra un'enfatizzazione delle brutture del nostro. Dopo le prime pagine che narrano "una notte qualsiasi" del ragazzo, fatta di morte, sangue e tormenti vari, mi dicevo "beh, ora salta fuori che lui lotterà per rendere migliori quei luoghi indegni, vuoi vedere?".

Invece no. Ci troviamo improvvisamente in una situazione diversa, che fa presagire un evolversi molto più complesso, che viene sapientemente spiegato poco alla volta.

Nonostante le origini divine, il giovanissimo protagonista mostra inclinazioni decisamente umane, che nulla hanno a che fare con "l'eroe" che ci si aspetta di trovare in un libro fantasy. Dagger si comporta da umano, e lotta per la propria sopravvivenza, nonostante si trovi in una situazione tale da rendere la morte quantomeno desiderabile... Non dico di più, è bello scoprire come stanno le cose poco alla volta.

Altra nota positiva: il linguaggio utilizzato e i rapporti tra i personaggi sono assolutamente credibili e coerenti con l'ambientazione e le vicende narrate. Una scelta coraggiosa, che ho apprezzato.

Mi aspetto un evolversi interessante, leggerò certamente il seguito.

Consiglio questo libro a tutti coloro che apprezzano i fantasy originali e diversi dal solito.


Formato: ebook

Pagine: 210

Prezzo: 0,00

Autore: Walt Popester

 

Recensione a cura di Noemi Gastaldi



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