lunedì 25 novembre 2013

Scrittura creativa: Second Lesson



SECOND LESSON
Di cosa parliamo quando parliamo di Fantasy

 

Mi spiace, ragazzi, ma vi tocca la lezione storica!

Tranquilli, non morirete per questo.

 
Quello che oggi definiamo fantasy nasce intorno alla metà dell’Ottocento, ma le sue origini si perdono nella notte dei tempi, solo che allora non si chiamava così. Allora, quando gli dei ancora camminavano in mezzo agli uomini, le loro storie o quelle che descrivevano cose meravigliose e al di là dell’umana comprensione, facevano per i nostri antenati quello che oggi per noi fa il fantasy. Parlavano alla nostra immaginazione.

Per esempio, avete mai pensato alla Divina Commedia come a un fantasy?

Immagino di no eppure gli elementi ci sono tutti: mondi alterei, figure mitiche, eventi inspiegabili…

Quindi che lo si chiami fantasy o mitologia o epica o fiaba tradizionale, questo genere ha come perno definitivo il fatto che richiede al lettore di sospendere la propria credulità e di avventurarsi nel regno della fantasia.

La temperie romantica è stata il crogiuolo delle prime opere fantasy. Il primo esempio di una serie è il romanzo gotico e le stesse atmosfere le ritroveremo anni dopo in Edgar Alla Poe, ma anche ne Il Canto di Natale di Dickens o in Alice nel paese delle meraviglie per non dimenticare Lovecraft. Però, è soprattutto nei racconti per l’infanzia e nell’immane opera di recupero della fiaba tradizionale fatta dai fratelli Grimm in Germania che gli elementi del fantasy diventano prepotentemente i protagonisti.

Il Novecento si apre con la nascita di Peter Pan e con Il meraviglioso Mago di Oz, ma successivamente è il fantasy di stampo giornalistico a farla da padrone. Un esempio su tutti è Conan il Barbaro di Howard. Da qui in poi prendiamo la scorciatoia e arriviamo direttamente a C. S. Lewis e a J. R. R. Tolkien. Cosa dire su di loro? Meglio niente perché si corre il rischio di dire troppo poco e di dirlo male. Diciamo solo che sono lettura imprescindibile per chiunque si azzardi anche solo a parlare di fantasy.

Sempre in fretta e sempre di corsa arriviamo alla fine degli anni Settanta e all’inizio del Ciclo di Shannara di Terry Brooks che possiamo, forse, definire il primo vero fantasy di successo commerciale. Da lì in poi abbiamo Partchett e la Zimmer Bradley e Ende e Stephen King (volendo) fino al piccolo maghetto della Rowling e al (decisamente troppo) esaltato Martin con le sue Cronache del ghiaccio e del fuoco.

Ho cercato di essere breve e concisa e spero di aver toccato tutta le tappe fondamentale dello sviluppo di questo genere.

Ma ora che abbiamo tracciato i nostri primi confini, è necessario essere un po’ più precisi su cosa sia (e qui parliamo di temi) il fantasy.

Le etichette sono molte e io analizzerò velocemente le principali.

Il gruppo più nutrito nel genere fantasy è quello del cosiddetto sword and sorcery.

Sotto questo enorme cappello possiamo raggruppare tutte le storie con elfi, nani, streghe potenti e grandiose avventure. Spadaccini e battaglie, gioielli magici e chi più ne ha più ne metta. Questo è di gran lunga il genere fantasy favorito dai più sia nella lettura che nella scrittura. Contrariamente a quanto si crede è anche uno dei più difficili da affrontare visto che richiede una coerenza narrativa molto accurata. Purtroppo non tutti siamo Tolkien che non solo ha inventato un mondo, ma tutti i popoli che la abitano, le loro lingue, le loro tradizioni, la loro religione e la loro storia. Un lavoro immane. Ovviamente non a tutti si può richiedere lo stesso tipo di costruzione, ma bisogna sempre stare bene attenti alla coerenza. Non fate come la Troisi che fa bestemmiare il dio cattolico a una mezzelfa!

Segue di qualche incollatura il dark fantasy che sconfina anche in maniera prepotente nel genere horror. Siamo nel regno delle profezie apocalittiche e dei vampiri sanguinari, inseguiti da feroci lupi mannari e minacciati da diaboliche bambole assassine. Anche in questo caso la coerenza è importante, ma con margini di lavoro decisamente più morbidi. L’importante è che tutto abbia un senso nella vostra narrazione.

Il terzo grande gruppo che non mi sento di trascurare è quello dell’urban fantasy. In questo caso si parla di ambientazioni a noi contemporanee dove gli eventi straordinari, creature magiche o soprannaturali si aggirano nella nostra quotidianità e nelle nostre città. Un caso evidente di urban fantasy che però sconfina nel genere precedente sono le varie saghe vampiriche di ambientazione contemporanea come le opere di Charlaine Harris o di Stephanie Meyer. Sconfinando nel cinema possiamo citare la serie di film Kick Ass.

Dopodiché il fantasy si perde in una serie di categorie e sottocategorie di stampo enciclopedico.

Una, però, non la possiamo trascurare vista la sua diffusione ed è quella del romance. Si può in questo caso parlare di fantasy? Diciamo di sì anche se non ci dobbiamo dimenticare che in un romance è la parte romantica della storia ha essere la narrazione principale mentre la classica quest del fantasy può, al massimo, fare da sottotrama d’appoggio. Il più comune tra i generi di romance, praticato nel fantasy è il paranorma romance dove appunto si analizzano i vari livelli di ramificazione nelle relazioni sentimentali tra esseri umani e esseri fantastici. Ma questa è tutta un’altra storia…

 

Stay tuned!

 

Esercizio

So che vi state chiedendo quando si comincia a scrivere e che vi prudono le mani.

Questo esercizio è molto semplice, ma fondamentale per chiunque cominci a scrivere con serietà.

Si tratta del vecchio Chi? Come? Dove? Quando? E Perché?

Chiunque riesca a riassumere (in una sessantina di parole e rispondendo a queste domande) l’idea di trama che ha in testa avrà decisamente le idee più chiare su cosa vuole scrivere e soprattutto su come vuole farlo.

Provateci!
 
I.B.

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