Oggi parliamo di Master chef.
Cioè, scusate, Masterpiece. Il programma televisivo che si pone come obiettivo
quello di trovare il nuovo supertalento letterario italiano, applicando le
regole di un qualunque talent show, o forse appunto di un talent culinario dove
gli aspiranti cuochi vengono presi più o meno letteralmente a pesci in faccia.
In nome della trasparenza ammetto di aver avuto dei pregiudizi nei confronti di
questo programma già prima che iniziasse, solo a guardare la pubblicità, eppure
devo ammettere che assistendo alla prima puntata tutti i miei pregiudizi sono
stati confermati e se ne sono aggiunti persino degli altri. Il vincitore vedrà
il romanzo pubblicato da 100.000 copie da Bompiani. Di per sé, un romanzo con
una tiratura simile alla prima edizione difficilmente potrà essere innovativo o
rivoluzionario. Semplice constatazione di fatto. Questi ultimi fenomeni nascono
dal basso: la crisi del cartaceo non permette alle case editrici del settore di
pubblicare alla prima edizione 100.000 copie senza poter offrire la qualità, o
la non qualità, di uno dei romanzi che, appunto, vendono 100.000 copie al
giorno d’oggi. Quindi la mia sfera magica mi suggerisce che questo programma
non partorirà una Rowling, un Martin, un King o un Camilleri. Ergo fate scorte
per l’inverno e preparatevi ai nuovi sentimenti precotti del nuovo Fabio Volo.
La pubblicità ci ha martellato per mesi con il fatto che questo è ‘Il primo talent al mondo dedicato alla scrittura’. E perché è il primo? Perché è SBAGLIATO dedicare un talent alla scrittura. Obiettivamente, scrivere è un’arte a sé stante, ma non per lo snobbismo insito in chiunque scrive o crede di scrivere: la scrittura è l’unica arte che non si svolge in pubblico, e non può svolgersi in pubblico, ma nell’intimo del proprio buio scantinato, più o meno metaforico, dove ogni autore si ritira quando può per prendersi il suo tempo dal mondo, sorseggiare il proprio tè, mettere le mani sulla tastiera e osservarle mentre queste iniziano a muoversi da sole, inconsciamente, mettendo in parole i concetti assurdi che affiorano da quell’area nascosta della mente dove giace il nostro inconscio, i nostri sogni, i nostri incubi, le nostre peggiori paure e ciò che ci rende felici. Non è cantare, non è ballare, dannazione non è neanche dipingere o girare un film o scattare una foto. Scrivere è una delle forme più perverse di autoerotismo, e come tale si deve svolgere a tu per tu con se stessi.
Voi direte: ‘vabbè, ma cosa vi
aspettavate da un talent?’ Uhm. È che forse si poteva fare qualcosa di diverso,
diciamo più decente e dignitoso per gli argomenti trattati, per i giurati che
vi partecipano, per gli stessi casi umani. Già. Perché durante tutta la prima
puntata assistiamo proprio a una lunga carrellata di casi umani, e non autori,
come se il programma cercasse in qualche modo di far simpatizzare il pubblico
con questi piuttosto che con quello che scrivono. Quello che appare subito
lampante infatti è che le LETTERE, ossia ciò che questi individui per quanto
strampalati hanno scritto, vengono messe in un angolino, trattate come
un'eventualità necessaria di cui parlare dal momento che il talent è
letterario. In confronto a Masterpiece, Amici di Maria Filippae ha persino una
sua logica.
Il primo autore è per sua
ammissione un disadattato, depresso cronico, con due TSO alle spalle, ossia
Trattamento Sanitario Obbligatorio, ricovero coatto disposto nei confronti di
pazienti psichiatrici acuti, o che hanno tentato il suicidio o, per
definizione, infetti e pericolosi per la comunità. Ha tutta la mia simpatia da
professionista sanitario, ma si capisce quello che ha scritto? NO! Neanche un
abbozzo di sinossi, o venti secondi per dire: il libro parla di questo, che
succede a questo. Niente. Il buio. Il vuoto.
Con la seconda autrice arriva il
primo ‘fantasy’, la storia di una ‘quercia che si reincarna in una ragazza di
provincia’ impersonando le sue qualità. Uhm. Ok. La parola fantasy è una cosa
seria. Lasciamo perdere le sue mille declinazioni, tra Dark e Epic, ma una
storia del genere per considerarla fantasy dovremmo prima assumere una lunga
serie di sostanze dalle sigle strampalate. Poi, forse, potremmo definirla
fantasy insieme all’elefante rosa che ci sta accanto. Certo, prima di giudicare
dovremmo leggerla, ma il programma ci fornisce qualche elemento? Ci dice
qualcosa? Una sinossina? NO! Ci parla della sua autrice. Di nuovo. Un’operaia
sulla quale la trasmissione cerca di affibbiare tutti i luoghi comuni sugli
operai: ossia tornano a casa con la schiena rotta e non hanno il tempo di
scrivere. Lo trovo socialmente razzista, e non sto parlando come nobile figlio
di nobili. Al che la donna si difende dicendo che invece di fumarsi una
sigaretta sfrutta i 15 minuti della pausa per scrivere. Ca££ata pazzesca,
buttata lì per non far incazzare i giurati quando invece sarebbe stato più
consono rispondere con: ‘Ma che ne sapete voi?’ Ora, senza tirare in ballo la
fisiologia, di solito per riscaldare le mani e i centri nervosi che si occupano
della nobile arte dello scrivere, e soprattutto per separare i due mondi,
quello fuori e quello dentro, ci vuole un po’ di tempo. Tralasciamo le fisime
che ogni scrittore ha: ossia la luce giusta, la giusta posizione sulla sedia,
la giusta dose di riposo, lo stomaco pieno o vuoto, quanto zucchero nel caffè e
via dicendo. Quello che in questa descrizione del modus operandi manca è il
semplice riscaldamento. Ne hanno bisogno i muscoli, ne ha bisogno anche un
cervello che si appresta a scrivere. La concorrente viene comunque ammessa e
liquidata con un ‘credo che una donna debba scrivere di queste cose’, un
commento di un sessismo inquietante, ma coerente con il razzismo sociale di
prima.
La terza candidata viene
liquidata con: ‘se esistesse un premio per il peggior romanzo il tuo lo
vincerebbe’, detto da uno dei giurati. Questo è sbagliato. Uno scrittore, per
quanto bravo, non può cadere così in basso da dire una cosa simile a quella che
di per sé si presenta come una wannabe, un’esordiente. Giusto per far
assomigliare un po’ il programma a Master Chef? A voi l’ardua sentenza.
La quarta dà ragione al giurato
che la manda in pratica a quel paese. Bah.
Il quinto è un ex galeotto che si
proclama innocente, il sesto ha tutti i suoi problemi stampati in faccia, il
settimo è vergine, solo, e definisce la bella giurata moretta, Diana Ross.
Sospiro. Il programma gioca con i sentimenti, dopo il fantasy anche Diana
Ross...
Arriva il romanzo autobiografico
dell’anoressica, figurati, che permette alla bella moretta di dire ‘anche io ho
sofferto di anoressia’. Pubblicità indiretta? A parte De Cataldo, che ha
realizzato quel mastodonte di ‘Romanzo Criminale’, epica applicata alla
criminalità, io mi sono domandato chi fossero gli altri per giudicare chi
avevano di fronte.
La fisioterapista! Evvai,
finalmente una persona ‘normale’! Seccata subito e massacrata dai giurati senza
che lo spettatore avesse neanche il tempo di capire di cosa si stesse parlando.
Arriva quello che se n’è andato
via da casa e vive per strada, maladolescente incompreso fuori tempo massimo,
visibilmente trentenne, con un diario pieno di riferimenti sulla vita di strada
che guarda talmente tanto alla letteratura beat da farti dire:
‘AAAAAAAAAAAAHHH!!!’ Se non altro stavolta il romanzo è stato esaminato in
maniera ‘un pochino’ esaudiente. Il candidato poi si rovina parlando del ‘fiume
di apocalypse now che porta verso la follia’. Non sei un regista. Sei uno
scrittore. Forse stavi parlando del fiume di ‘Heart of Darkness’ di J.Conrad.
Quello che fa venire la pelle
d’oca è che i candidati sono sempre d’accordo con i giurati. NO! Lo scrittore
non accetta tutto quello che gli viene detto solo perché chi lo dice si trova
sopra di lui. Dov’è il confronto, dov’è la giusta presa di posizione? Anche gli
Amici di Maria Filippae in confronto sembrano avere i cojones!
La tempistica del programma.
Pessima: si capisce quali sono gli autori che verranno bastonati dal momento
che vengono ‘presentati’ in tre virgola due secondi, levando tutto il pathos
del ‘per me è sì, per me è no, per me è nel pozzo con la bestia!’. La prova del
‘mezz’ora per scrivere’ è meravigliosa. Cos’è un tema a scuola o una gara di
velocità? Una prova da talent, appunto. Sarei proprio curioso di vedere cosa
avrebbe scritto Mario Puzo in mezz’ora, davanti a una telecamera, con le
persone che ti guardano, sicuro che poi dovrai leggere ad alta voce. Ti renderà
così nervoso da scrivere una ca*ata pazzesca. Poi arriva il minuto in ascensore
con l’editrice, in un clima da giochi senza frontiere, definito ‘l’elevator
pitch’ giusto pe’ fa’ l’americani, un minuto per parlare della propria opera.
In ascensore. Nella Mole. La televisione richiede spettacolo, davvero, ma non
siete in prima serata. Siete in seconda serata, quindi avete sbagliato
pubblico, rete, pianeta: il vostro pubblico è composto infatti da: gente che ha
difficoltà a prender sonno dopo aver lavorato la notte precedente, come me.
Gente che di solito comunque dorme poco, come me. Gente che scrive e che vuole
vedere che razza di casino avete combinato, come me. Chi vi guarda, quindi,
chiedeva un certo spessore. Un po’, come ci si aspetta da un programma di
raitre, dopotutto.
Il programma è il male, perché
alla fine quello che rimane impresso, in parte, sono le storie personali degli
autori e non ciò che scrivono, appena appena accennato. Non si poteva fare
altrimenti in un programma televisivo? I tempi della televisione non si sposano
con quelli della letteratura? Sono d’accordo. Sì, sono d'accordo. Quindi
RINUNCIATE! In un talent dove i 'cagnolini ammestrati' ballano e cantano, posso
almeno sentire e vedere quello che fanno i concorrenti e mandare a ca+are i
giurati se non sono d’accordo.
Qui non si ha la più pallida idea
di cosa stiano parlando giurati e candidati.
Scritto da Walt Popester, autore di 'Dagger – La luce
alla fine del mondo'. http://tinyurl.com/Walt-Popester-Dagger
No No NO! Non ammetto questo tipo di programma! Prima di tutto qui non si guarda il talento ma la persona, secondo ma come si fa a fare un talent sulla scrittura dove sembrano scimmie ammaestrate che devono scrivere a comando? Fatemi capire dov'è il talento? Forse a scrivere poche righe in mezzora? Allora IO SONO UN TALENTO! Questi sono programmi spazzatura!
RispondiEliminaHai perfettamente ragione, purtroppo oggi si bada solo a sfruttare tutto per pubblicità e marketing :(
Elimina90 minuti di applausi.
RispondiEliminaE' indecente che si arrivi a mercificare con un talent persino la cultura che, a quel punto, preferisco continuino a filarsela in pochi, anzichè vederla diventare un preteso fenomeno di massa in questo modo becero.