Legendary Fantasy Contest!
Corri! Corri, e non
pensare ad altro, fregatene dei dolori alla gamba, devi solo andartene da qui!
È questo che la mia mente
continua a ripetermi, come se agisse da sola, ma purtroppo devo darle ragione.
Devo andarmene da questo
dannato posto, e mi maledico per non aver dato ascolto a tutti i segnali che il
destino ha voluto mettermi davanti agli occhi.
Tutto era già iniziato nel
peggiore dei modi, ma ora darei via tutto ciò che possiedo per essere di nuovo
su quella nave, a barcollare come un ubriaco zoppo ad ogni beccheggio, e a
rigettare oltre la chiglia tutto ciò che il mio stomaco è in grado di
contenere.
Ho sempre odiato i viaggi
in mare, e allora perché diavolo non ho dato ascolto al mio buon senso? Ora
sarei seduto nello studio botanico della scuola di magia, a insegnare la
catalogazione delle piante di terzo grado.
Invece no, come uno
stupido mi sono immischiato in questa folle impresa, dando ascolto a quel
bastardo del sovrintendente dell’accademia.
- Abbiamo bisogno di nuove
ricerche… -, - l’accademia ne guadagnerà in prestigio… -, - tu sei la persona
più adatta… -, - vedrai, ti piacerà… -
Ed eccomi qua, alla
ricerca di nuovi esemplari animali e vegetali; sarebbe stato fantastico, se non
fosse che li sto cercando nel luogo più remoto e pericoloso di tutta
Clivecraft: il Tarsus, un agglomerato di giungle, montagne, deserti e coste
rocciose che divorano ogni cosa si addentri al loro interno.
Eppure dovrei dare la
colpa anche a me stesso. Ma a cosa stavo pensando? Di essere in vacanza? Ma che
diamine! È bastato l’indigeno di turno che mi proponesse il “pacchetto
avventura”, per buttare all’aria tutta la cautela del caso.
Possibile che l’idea di
“annusare” lo sterco di una rarissima creatura, che vive solo qui, nella
giungla del Tarsus, possa avermi annebbiato la mente, tanto da farmi scucire
anche dei soldi pur di assoldare la migliore guida, a dispetto della famigerata
pericolosità di questa bestia di nome Saruk: un rettile dalle dimensioni di un
cavallo, famoso per lunga fila di zanne seghettate con cui sarebbe in grado di
tranciare di netto il braccio di un uomo.
Ma certo, con la giusta
guida si riuscirebbe addirittura ad avvicinarsi tanto da accarezzarlo, e magari
ad offrirgli anche un delizioso bocconcino del bisonte appena squartato…
Grido all’aria il nome del
sovrintendente e di quella dannata guida, accompagnando il mio urlo con le più
elaborate invettive che riescono ancora ad emergere nella mia testa, ma tutto
questo avrebbe un senso se solo quel dannato figlio di un rettile atrofizzato
si fosse fatto vedere! Almeno adesso saprei da cosa sto scappando.
Chi avrebbe immaginato
invece che quell’assurdo sciamano del villaggio, con gli occhi a palla di chi
sembra essersi divertito un po’ troppo con il fumo d’oppio, e
dall’abbigliamento scarmigliato da sembrare appena uscito da una lotta con il
Saruk stesso, potesse avere ragione.
Eppure nemmeno la mia
guida, né tutti i portantini che mi hanno seguito, sembravano volergli dare
credito, quindi perché avrei dovuto farlo io?
Giuro che se riuscirò ad
uscirne vivo, farò esperienza di questo: se lo sciamano del villaggio, anche
fosse lo SCEMO del villaggio, ti dice che nel cuore della giungla in cui ti
stai avventurando, dimora lo spirito protettore, un essere leggendario il cui
nome viene sussurrato con timore da chiunque vive in quei luoghi, allora dagli
ascolto!
E ora mi trovo a correre
in mezzo a questa giungla, con una gamba ferita e le felci che mi
schiaffeggiano il viso come se volessero deridere la mia stupidità.
Perdonami Lily se non ti
ho dato ascolto quando mi avvertivi che il Tarsus era un luogo pericoloso, e
perdonami anche tu Jerod, amico mio. Che gli dèi ti abbiano in gloria, mi
spiace di averti portato qui con me, non avrei dovuto.
Anche adesso, mentre corro
per salvare la mia vita, mi sovvengono le immagini della tua morte, quando la
giungla intorno a tutti noi ha preso vita. Quando le cime degli alberi hanno
iniziato a spezzarsi, e lingue di terra e ombre hanno insinuato le loro
appendici tra le nostre difese.
Qualunque cosa fosse
quell’essere misterioso, ha spazzato via gli uomini come fossero fuscelli. Li
ho visti con i miei occhi volare su fino alle fronde più alte, subendo la sorte
meno terribile. I più sfortunati sono spariti sotto terra, risucchiati come se
il maelstrom dell’Oceano del Tumulto fosse comparso magicamente sotto i loro
piedi.
E tu… o Jerod, ho visto il
tuo corpo inerme essere lanciato nel cielo e sparire dalla mia vista. Chi, o
meglio ancora, cosa può essere in grado di fare questo?
Lo spirito della giungla…
mio caro Jerod, per quanto possa ricredermi sulle dicerie di questo luogo, dubito
fortemente che un semplice spirito possa causare tanta distruzione.
Lo sento alle mie spalle,
sento la terra tremare, gli alberi scricchiolare al suo passaggio, e gli
animali a fuggire come se non esistesse un domani.
Mi spiace di non essere
riuscito ad aiutarti a fuggire; se fossi stato solo un po’ più vicino a me,
forse ora staremmo correndo assieme, e la situazione mi apparrebbe meno
surreale… ma a cosa sto pensando? Davvero potrebbe esserlo meno di così?
Corro, inciampo, mi rialzo
e mi affanno a cercare una via di fuga, ma come si può fuggire da qualcosa che
esiste solo negli incubi peggiori? La giungla stessa è mia nemica e sono
rimasto completamente da solo, ma d’improvviso sento un rumore diverso dalla
distruzione che proviene alle mie spalle.
È uno scherzo della mia
mente ormai stanca?
Mi fermo per qualche
secondo, devo recuperare anche il fiato, e intanto acuisco i miei sensi. Ecco,
di là! Un flebile rumore, come fosse una voce. Se trovassi qualcuno, forse
saprebbe come uscirne sani e salvi.
Avvicinandomi al suono, mi
rendo conto che si tratta solo del lamento di un uomo, così lo raggiungo per
accertarmi della cosa. Spalanco gli occhi dalla sorpresa quando vedo sdraiato a
terra il mio amico Jerod. Come diamine ci è finito lì? Poi guardo le fronde
degli alberi rotti, e capisco: il suo volo è terminato bruscamente tra quelle
piante, ma hanno anche attutito la caduta.
Ecco, forse il destino ha
voluto darmi l’occasione di rimediare alle mie colpe. Proprio mentre pensavo a
come avrei potuto salvarlo, lui compare davanti a me, ferito ma vivo.
Mi inginocchio, osservo le
sue ferite – non sono messe bene – e verifico che possa sollevarsi. Forse sì,
ma a correre è messo peggio di me. Solleva lo sguardo e mi guarda; è stordito,
non so nemmeno se riesce a riconoscermi, ma mi sta guardando.
Cosa posso fare? Mi guardo
in giro alla ricerca di un bastone, forse con quello riuscirà a reggersi, e
insieme ce ne andremo. Poi nei suoi occhi vedo un’ombra che compare alle mie
spalle, e quella presenza viene accompagnata da un leggero brontolio, basso,
sommesso.
Il sudore mi imperla la
fronte, e i polmoni mi bruciano ad ogni respiro. Penso che piangerei se ne
avessi la forza, ma non mi sono rimaste né quella, né la voce per urlare.
Jerod, amico mio… ti
saluto!
Mi alzo come una molla e
scavalco il mio amico, gettandomi in una corsa che mi fa dimenticare persino il
dolore alla gamba. In cuor mio, spero che Jerod tenga quell’essere
sufficientemente occupato.
Simone Lari: Stesso discorso fatto per Paolo, autore che, come me, ha esordito con un romanzo epic fantasy, di cui, da tempo, attendo il sequel. Buone capacità narrative, trame sempre interessanti, nonostante la brevità del racconto.
RispondiEliminaMaddalena Cioce: Ho avuto modo di leggere e apprezzare il romanzo d’esordio di questo scrittore. La sua storia breve è piuttosto semplice, scritta discretamente bene, ma non ancora al livello dello stile che ho imparato ad apprezzare in questo autore. È indubbiamente valida, e anche la conclusione mi ha colpito per la sua praticità, ma manca di quel “non so che”, uno sviluppo maggiore negli eventi, che l’avrebbe portata in vetta.