L’occhio del Timbro
Come ogni mattina quel
giorno,mi alzai presto,feci colazione,salutai Bea e la mia carissima madre e
uscii di casa. Quello però era un giorno particolare,ero come
emozionata,sebbene fosse un giorno come un altro,e allora mentre mi avviavo
verso la scuola camminavo nervosamente,ma ancora non riuscivo a capire
perché,mi capitava spesso di avere quelle sensazioni e in genere venivano
confermate da quello che succedeva nel bel mezzo della giornata,così continuavo
a camminare provando ad immaginarmi cosa potesse succedere. Passate quelle 5
ore di scuola non successe assolutamente nulla,strano:”in genere succede sempre
qualcosa lì”,allora dopo aver salutato Marianna,Carmen e le altre mi avviai
verso casa,dalla delusione camminavo a testa bassa ma in fondo in fondo pensavo
che doveva succedere qualcosa,lo sentivo!E così fu:Tutto d’un tratto dopo aver
attraversato la strada,quando vado per alzare la testa,tutto mi si presenta
nero,i negozi e i cartelli pubblicitari di Catania non c’erano più,la strada
non c’era più,non capivo cosa stava succedendo,tutto era nero mi sentivo come
Alice nel paese delle meraviglie;il fatto è che ancora quel “paese” si doveva
formare evidentemente(per essere tutto nero). Nonostante avessi paura in quel
momento iniziai a camminare alla cieca anche se a volte mi fermavo,quello che
ho potuto notare poco dopo è che il mio zainetto era sparito,”Ma..Era sulle mie
spalle fino a qualche minuto fa …”,la mia paura cresceva,e non riuscivo a
dominarla,così provai ad urlare chiedendo se ci fosse qualcuno ma non ebbi
risposta sentii solo la mia voce echeggiare nel buio più totale,vedevo solo me
stessa tutto il resto era immerso nell’ombra. Per fortuna io ho la buona
abitudine di portarmi l’orologio sempre appresso e così guardandolo:
“Okay..Da questo momento
in poi controllerò il tempo che passerò qui dentro.”
Ma ormai non ne avevo
più bisogno. Pochissimi secondi dopo mi ritrovai in una foresta,anch’ella
oscura,tutto quello che mi si presentò davanti mi spaventava sempre di più,ero
ancora più terrorizzata di prima e sta volta non volli urlare,ero
immobilizzata,essendomi rimasto in quel momento un altro po’ di coraggio
ripresi a camminare,dopo sentii l’ululato di un lupo,volevo urlare in quel
momento ma non per chiedere aiuto semplicemente per la paura,ma mi sarei
sentita una stupida se lo avessi fatto in entrambi i casi,però subito dopo
quell’ululato vidi sopra di me un corvo che volava,quando si posò sul ramo di
un albero realizzai che aveva gli occhi rossi come il fuoco,tutto sommato a me
i corvi piacevano,perché doveva mettermi paura?Ero rimasta come imbambolata a
fissarlo mentre lui continuava a scrutarmi,qualcosa però mi diceva che non
dovevo guardarlo così smisi pochi secondi dopo e scossi la testa non capendo
perché lo stavo guardando,ora avevo solo un problema:se camminavo avrei potuto
incontrare i lupi o ancora peggio un'altra creatura pronta a rendermi la sua
cena,ma non avevo altra scelta e allora con molta fatica iniziai a camminare.
Per fortuna quella foresta non era tutta fango e foglie,infatti incontrai un
terreno duro poco dopo,(provo a rendere l’idea:era tipo l’asfalto delle
strade)tutto procedeva “quasi” bene per il momento il fatto è che volevo
trovare una casa o un castello in modo che io potessi chiedere aiuto o alloggio
o meglio:chiedere dove diavolo mi trovassi,tutto cambiò quando d’un tratto mi
fermai avendo capito che qualcosa mi stava osservando,i miei dubbi sfortunatamente
furono confermati,guardando alla mia destra non c’era nessuno,guardando alla
mia sinistra.. Vidi qualcosa che luccicava in fondo ad un mucchio di alberi e
cespugli,ero atterrita,mi fu chiaro quando per puro caso i raggi della luna
illuminarono quell’essere,anche lui come quel corvo aveva gli occhi
rossi,l’unica differenza è che era un licantropo,non rimasi più di un secondo
ad osservarlo che subito scappai in fretta e furia,mentre quella cosa mi andava
dietro,io intanto vedevo tutta la mia vita che mi scorreva davanti agli occhi e
ho subito pensato che quella sarebbe stata la mia ultima notte di vita. Mi
fermai quando capii che quel lupo non mi stava più alle calcagna. Non ebbi
nemmeno il tempo per riprendere fiato che immediatamente sentii la terra che mi
tremava sotto i piedi:
“Che altro c’è sta
volta!?” - dissi fra me e me togliendomi da quella specie di strada e
nascondendomi dietro ad un albero,mentre ero intenta a guardare vidi una sfilza
di cavalieri “bianchi”(“Finalmente qualcosa che non è nero!” pensai
ironicamente),potevano essere una ventina almeno,mentre li seguivo con lo
sguardo,mi accorsi che non stavano andando lontano,anzi,grazie a loro mi resi
conto che se avessi camminato ancora un altro po’ sarei andata in contro ad un
castello,meraviglioso a vedersi:
Non era uno di quei
tipici castelli oscuri di cui si parla nelle favole per bambini piccoli,era
ricoperto di rose gialle e rosse,aveva arrampicanti ovunque,con un giardino
pieno di fiori attorno ed era recintato con una ringhiera di ferro nera
Alla sua vista mi
rassicurai un po’ così gli andai in contro. Quando provai ad entrarci mi
accorsi che era protetto da una specie di barriera di protezione a forma di
cupola,ero ferma davanti a quel coso enorme,ma dato che non potevo fare altro
provai ad entrare(ad occhi chiusi),dopo qualche passo … Eccomi che entro!Aperti
gli occhi mi guardai dietro verificando di essere entrata sul serio e che
quella non fosse stata un allucinazione. Proseguii attraversando quel giardino
meraviglioso pieno di rose di tutti i generi con i colori più stravaganti.
Arrivata all’entrata qualcuno mi urlò:
“Ferma!” – mi girai di
scatto spaventata verso chi mi avesse detto di fermarmi,era un ragazzo
alto,magro,bruno,con gli occhi verdi vestito come una guardia medievale:
“Non sei di questo
mondo,non puoi entrare senza una motivazione valida per farlo.” – così gli
spiegai che non sapevo come fossi finita lì,e che dovevo trovarmi lì per
caso(anche se ho sempre pensato che “il caso non esiste”),il ragazzo non mi
credeva,mentre tentavo di convincerlo la nostra discussione fu interrotta da un
pezzettino di carta trasportato dal vento che lui prese al volo,così smise di
parlare,dopo aver visto cosa c’era scritto mi chiese:
“Qual è il tuo nome?”
“Elena.”
“Ah no,non sei qui per
caso,ti stavamo aspettando.” – rimasi a bocca aperta in silenzio,quel mondo mi
sembrava più strano ogni minuto che passava. Il ragazzo non mi diede
spiegazioni mi disse solo che dovevo seguirlo,e così feci,portandomi dentro il
castello. Dopo essere entrata mi piacque molto anche l’interno di quella
reggia,che era misteriosa e bella nello stesso tempo,salimmo parecchie scale
prima di arrivare “dal chiromante ottocentesco”,o almeno così diceva lui,ero
stanchissima,gli chiesi se potevo fermarmi un attimo ma lui mi disse che non
c’era tempo per le soste e che tutto doveva procedere secondo il piano,nei muri
c’erano parecchie scritte e molti disegni e mosaici di draghi che sputavano
fuoco e cavalieri in groppa ai loro cavalli. Dopo essere arrivati,il ragazzo bussò
in una delle tante porte che c’erano al piano dove eravamo,così entrammo,la
stanza era strana perché fuori dal castello non c’era sole(o almeno non era
ancora spuntato)eppure dalle finestre ne entravano i raggi. Da dietro un
separatorio di stoffa la voce di un uomo sulla cinquantina d’anni disse:
“Sei in ritardo George.”
“Chiedo perdono
maestro,ma la ragazza sarebbe arrivata adesso.”
“E’ arrivata?Molto
bene.” – alla fine quell’uomo si fece vedere con delle carte in mano che poi
posò subito su un tavolo di legno,ma lui non era vestito medievale,aveva dei
vestiti ottocenteschi,dopo l’uomo venne verso di noi,e guardandomi mi chiese:
“Sei tu Elena
B********o?”
“Sì e vorrei capire dove
mi trovo dato che è da almeno 1 ora che mi trovo qui.”
“E’ giusto,ora verrai
portata al cospetto del Timbro.”
“Di chi?” – (“Che razza
di nome è?” pensai)si girò guardandomi stupito,e poi chiese a George perché non
mi aveva detto niente. Dopo aver discusso un po’ uscimmo tutti e tre dalla
stanza. I due individui mi fecero entrare in una camera dove questo “Timbro”
doveva ricevermi per decidere del mio destino,dato che lui mi aveva portata in
quel mondo. Dopo che attraversammo il corridoio tutto fino in fondo,George aprì
l’ultima porta dicendo:
“Devi entrare,lui dovrà
decidere per te.”
“Non riesco a capire.”
“Non c’è bisogno di
capire,lui ti ha fatta venire qui,non devi preoccuparti,non ti ucciderà.
Comunque noi non possiamo entrare.” – allora senza discutere entrai in quello
stanzone,quando i due chiusero la porta io ero spaventata a morte,ma poi mi
girai per guardare lo spazio che mi circondava:la stanza era tutta in cemento
tipica del medioevo ma davanti a me c’era un enorme specchio che prendeva tutta
la parte del muro,guardandoci dentro poco dopo vidi un occhio enorme,spaventata
caddi atterra,ma poi mi rialzai,quell’occhio era come gli altri che avevo
visto,dentro bruciava di un fuoco intenso l’unica differenza è che quello non
era un occhio di un animale qualsiasi,era l’occhio di un falco,l’ho
riconosciuto per la sua rotondità. Una voce mi rispose:
“Non devi aver paura io
ti ho mandata qui.”
“Perché?”
“Perché devo salvarti.”
– l’occhio scomparve,ma subito dopo il pavimento mi tremava sotto i piedi,il
tetto del castello si aprì,e io feci attenzione a non farmi colpire dai massi
che cadevano,quando il tetto si sgretolò completamente un animale dalle
grandezze di un drago,con le ali e la testa di un corvo,con il corpo di un
licantropo e con gli occhi di un falco(come ho detto prima) mi saltò addosso
avvolto da una palla di fuoco. Poi tutto nero. Ora mi sentivo distesa sul
pavimento.. Aspetta,troppo morbido,siamo sicuri che era il pavimento?O un
letto? Sì,ero sul letto dell’Ospedale Vittorio di Catania,aprendo gli occhi
vedo mia madre che piange,e una dottoressa che dopo avermi vista dice:
“Signora,smetta di
piangere!Sua figlia si è svegliata!!” – mia madre neanche ci credeva e con le
lacrime agli occhi mi abbracciò forte. Mi disse che mentre attraversavo la
strada per tornare a casa una macchina mi aveva investita,solo in quel momento capii.
Il bello è che quando mi sono rimessa era il giorno del mio compleanno,le mie
amiche essendo fissate con i regali,senza dirmi niente,vennero a trovarmi di
pomeriggio verso le quattro,mi riempirono di regali,ma la mia migliore
amica,Carmen,in particolare mi regalò un libro che(conoscendo i miei gusti)mi
disse che mi sarebbe piaciuto,ringraziandola presi in mano il libro ma quando
lessi il titolo rimasi immobile:
“Elena,che c’è?Hai visto
un fantasma?O non ti piace il libro.” – chiese lei. Il titolo del libro non lo
avevo mai sentito prima ma era qualcosa di familiare;si intitolava:”L’occhio
del Timbro”.
Viviana R.
Simone Lari: Racconto corredato di copertina (che una volta mi è finita come miniatura di un link al blog), abbastanza interessante. Alcune parti rese in maniera migliore di altre, comunque piacevole.
RispondiEliminaMaddalena Cioce: Questo racconto è indubbiamente originale e interessante, tra l’altro è l’unico ad avere una copertina, ma presenta numerose imprecisioni stilistiche, grammaticali e lessicali. Anche la storia avrebbe potuto essere approfondita maggiormente e risultare ancora più valida.