L’angelo della Morte di Lidia
Ottelli.
La notte era più fredda del solito, la luna nascosta coperta da grosse
nubi nere, presagiva un temporale. Dean fissò a lungo il lago seduto immobile
su quella roccia, aspettando che le acque gelide inghiottissero la Mercedes
rossa. Focalizzava nella nebbia, i corpi quasi senza vita di quelle due persona
che stremate non si dimenavano più. Sospirò profondamente contando i minuti che
lo separavano da quelle due anime sommerse dall’impeto di quelle fredde acque.
Spostò con la mano destra, la ciocca di capelli che si era insinuata sui suoi
occhi verdi smeraldo, le sue dita scavarono tra i suoi capelli neri cercando di
sistemare il ciuffo ribelle. Una folata gelida di vento, sfiorò il suo viso,
lasciando intravedere un piccolo tatuaggio sul collo, un simbolo antico e
visibile solo a pochi, due piccole ali nere apparvero sotto orecchio destro. Guardò
ripetutamente, l’orologio e dopo pochi minuti si alzò con un balzo, sistemandosi
la giacca di pelle e mettendosi in piedi dritto, rigido a pochi passi
dall’acqua.
«E’ ora» disse, e allungo la mano verso il vuoto davanti e se «vi
aspettavo, non abbiate paura, sono qui per accompagnarvi». Dal nulla, le mani
di quegli sconosciuti uscirono dall’acqua, si cinsero alla sua e in pochi
istanti scomparvero nel buio della notte.
Il suo compito era quello da ben 500 anni, tutti i giorni, traghettava
le anime di tutto il mondo, accompagnava gli spiriti dei defunti nella luce o
nel buio, decidendo lui stesso la loro sorte. Dean non era un essere umano, ma
un essere superiore, un immortale, un uomo misterioso, capelli neri come un
corvo, occhi verdi freddi penetranti, carnagione chiara, affascinante, freddo
come il ghiaccio e duro come il marmo. Lui era un Angelo ma non come tutti gli
altri, lui era unico, spietato, senza sentimenti un Angelo della Morte.
Non aveva memoria di come lo era diventato, con gli anni Adams Colle il
suo maestro gli aveva insegnato tutto, la freddezza, la caparbietà, autocontrollo,
il potere di capire dove doveva collocare i vari spiriti non facendosi mai
trasportare dai rimorsi. Per anni, le emozioni erano amplificate, sentiva
l’odio e l’amore dei quelle persone, la loro vita passava davanti ai suoi occhi
come fotogrammi. Si sentiva forte, invulnerabile, dopo mesi di allenamento dovette
cancello la mente, chiuse il cuore e butto la chiave nel profondo buio delle tenebre,
dove era caduto vendendosi l’anima al Diavolo.
Molti negli anni a venire, pensavano che fosse un vero angelo custode,
mandato da Dio. Spesso si prostravano ai suoi piedi pregandolo per la salvezza.
Era sbagliato entrare nelle loro menti in quella maniera, ma nello stesso modo
si sentiva disturbato dal fingere di essere qualcuno mandato da un potere
superiore. Non aveva mai nemmeno da vivo appoggiato una religione, non credeva
in qualsiasi tipo di nozione cristiana, non aveva sentito mai una particolare
avversione per la Chiesa, dal momento non era mai stato un bravo ragazzo.
Dean, si ricordava bene la prima volta che accompagnò la sua prima
anima, era il lontano 1500 a.c., periodo delle grandi lotte per i territori,
tra la Francia e la grande Spagna, i tempi dei conflitti tra la politica e la
chiesa. L’epoca rinascimentale del gran Leonardo, di Raffaello e Michelangelo.
Si ricordava come se il tempo non fosse passato, quelle stupide scomode calze
maglia indossate sotto i ridicoli pantaloni gonfi a metà ginocchio. Le lunghe
giacche coordinate colorate con sfarzosi decori, le camicie bianche con maniche
di pizzo, i copricapo di lana foderati di lino. La sera della sua prima
missione
cercò di
ignorare i brividi lungo la schiena e il fuoco che gli saliva dallo stomaco.
Camminò per ore sull’erba bassa di quel giardino, la leggera pioggia del
pomeriggio aveva inzuppato il terreno tanto che le sue scarpe affondavano
dentro di esso innervosendolo.
Una bella donna di mezza età era uscita sul portico. Indossava un abito
blu acceso, capelli castani ammucchiati in uno chignon disordinato in cima alla
testa. I suoi occhi scuri erano caldi e gentili, guardava verso il buoi della
notte ignara della morte che stava alitando sul suo petto. A sua insaputa, Dean
era nell'ombra, a guardare, aspettando al suo fianco lo spegnersi della fiamma
della vita. Dopo una ventina di minuti, lo sguardo della donna divenne serio e
riflessivo, sentiva che aveva terrore, una paura terribile, un presagio grigio
inquietante avvolgeva il suo cuore. Un vento gelido copri il cielo come
un'ombra minacciosa, una lunga fitta attraverso il petto salendo fino alla gola
e su fino alla testa. Lo straziante canto di morte risuonava imperterrito della
notte. Dean si avvicinò mettendosi davanti a quella donna ormai in ginocchio,
con le mani al volto, con le lacrime che sgorgavano dagli occhi ormai chiusi.
Dolse la giacca e la camicia e rimase a dorso nudo davanti a lei.
«Tu sei la morte?» chiese allungando la mano tremante verso di lui.
Dean abbasso lo sguardo su quell’anima angosciata, le prese la mano, si chinò
avvicinandosi all’orecchio sussurrandole:
«io sono l’Angelo della Morte, e tu ora verrai con me». La donna fece
il suo ultimo respiro, il suo spirito usci dal proprio corpo e si mise davanti
a Dean.
«Avvicinati» ordinò l’Angelo.
Lo spirito, si avvicinò, dalla schiena perfetta di Dean, vennero fuori
delle enormi ali di piume nere che avvolsero quell’anima costruendo attorno a
se una sorta di guscio piumato, era così strano in quei pochi minuti vedere
tutta la vita di quella donna, pochi istanti aveva per decidere il collocamento
di quell’anima. Cadde il una meditazione profonda, egoista cercò di entrare in
profondità di quella mente, in un tratto il sorriso scomparve dal suo volto,
allargò le ali e lo spirito volo via. Ripiegò le piume che si deposero nella
fessura della sua schiena e in pochi secondi quei due tagli si cicatrizzarono
mostrando solo un perfetto corpo lineare e muscoloso. Si rivestì, si mise
seduto sul primo gradino di quella veranda guardando il corpo di quella donna
morta vicino a lui. Vide su quel viso la serenità e un leggero sorriso. Tutto
era andato alla perfezione, quel filo di adrenalina aveva diffuso in lui
un’eccitazione profonda, un appagamento di tutti gli sforzi fatti per imparare,
aveva una strana voglia di farlo ancora e subito. La sua frequenza cardiaca era
tornata lenta, il suo respiro profondo sputava fuoco di felicità.
Si chinò per raccogliere il capello e dopo un lungo sospiro di
soddisfazione, scomparve nel buio lasciandosi alle spalle ogni tipo di rimorso
e di timore. Era la sua prima volta e si cullava gongolante per il successo
ottenuto, mentre li il suo cuore dannato divenne freddo e si spense nel
profondo degli abissi.
Grazie a tutti :)
RispondiEliminaSimone Lari: Buona capacità di narrazione, trama interessante, forse avrebbe potuto scrivere qualche paragrafo in più, per approfondire alcune parti, comunque un buon lavoro.
RispondiEliminaMaddalena Cioce: Sono molto indecisa dopo la lettura di questa storia: da un lato abbiamo una trama accattivante, ben descritta, un ottimo incipit per un probabile paranormal romance, che in tal caso andrebbe sviluppato maggiormente; d’altro canto, vi è la presenza non trascurabile di refusi ed errori grammaticali, dalla cui correzione risulterebbe una storia estremamente piacevole.
si sono che era un massimo di 5 e avevo paura di sforare. Per gli errori mi sono accorta ora scusate :) grazie a tutti e due sono veramente contenta. Magari lo sistemo e continuo a scriverlo (senza errori stavolta). Sono felicissima di ricevere il cartaceo di Nemeless di Simone Lari. Continuate a proporre queste iniziative siete grandi
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