I personaggi 2
Nella scorsa lezione abbiamo
studiato qualche metodologia di creazione dei personaggi. Spero che il tipo di
approccio che ho utilizzato sia stato sufficientemente chiaro da farvi fare
qualche prova e a vedere se in questo modo l’idea di personaggio che vi eravate
fatta si era sviluppata in maniera più armoniosa e, come dire, tridimensionale.
La lezione di oggi è strettamente
legata alla scrittura del fantasy in quanto ci occuperemo delle figure
archetipiche presenti nel fantasy classico. Queste figure archetipiche vengono
dritte dritte dalla mitologia e sono in buona parte universali. Ovviamente il
fantasy moderno le usa in maniera molto più elastica rispetto al passato, ma
ancora oggi è importante riconoscere i ruoli di ogni personaggio. Vi renderà
più semplice organizzare una trama. Ah, nel caso abbiate voglia di farvi una
cultura a riguardo vi consiglio la lettura di Morfologia della fiaba di
Vladimir Propp, una pietra miliare rispetto a questo discorso, fonte di
ispirazione di chiunque si sia occupato di scrittura creativa o di chi abbia
voluto cimentarsi nella stesura di un fantasy. E voi mi chiederete: ma secondo
te davvero l’hanno letto tutti? Io me lo auguro, ma sappiate che stiamo
parlando di archetipi universali e molti autori utilizzano questo schema
inconsciamente.
Ma procediamo con ordine.
Innanzitutto abbiamo il grande
gruppo dell’eroe e dei suoi aiutanti; poi quello dell’antagonista e degli
opponenti; infine ci sono le cosiddette figure chiave della narrazione.
Esistono varie figure di eroe:
l’eroe tormentato, il guerriero, quello maledetto oppure l’ignaro fino ad
arrivare a figure di eroe che incarnano due o più nature di questo breve
elenco. Per esempio: Aragorn è decisamente un eroe guerriero e tormentato, ma
ha anche dei tratti di eroe ignaro in quanto cela la sua natura di sovrano di
Gondor. Chi invece è pienamente un eroe ignaro è Edipo che ignora il fatto di
essere un sovrano e al contempo ha dei tratti dell’eroe tormentato. Conan è
decisamente un eroe guerriero, poco incline alla riflessione (e quindi al
tormento). A tale proposito, visto che siamo in vena di consigli bibliografici,
se avete un po’ di tempo leggete Joseph Campbel, L’Eroe dai mille volti.
L’eroe, come abbiamo detto, ha
degli aiutanti. Ogni eroe che si rispetti ha un amico, una spalla che lo
sostenga e che gli faccia da riflesso costante. Achille ha Patroclo, Ercole ha
Abdero, Frodo ha Sam e così via. Questo eroe in seconda, se possiamo chiamarlo
così, ha il ruolo di ricondurre l’eroe principale alla realtà, di sostenerlo
nelle sue imprese e in molti casi è una delle vittime preferite di qualche
perfido scrittore. Ci sono poi aiutanti che contribuiscono a far crescere
l’eroe, a migliorare le sue competenze, a farne, insomma, un uomo migliore.
L’antagonista è, ovviamente, al
lato opposto dell’eroe. Se il nostro eroe è buono, l’antagonista sarà cattivo
(lo so, sto semplificando, ma come vedete si tratta di uno schema). L’antagonista
combatte l’eroe e fa di tutto per distoglierlo dalla sua meta (che di solito è
appunto l’eliminazione dell’antagonista; diciamo che il nostro agisce per
spirito di conservazione). L’antagonista può anche essere interiore e
rappresentare una parte che l’eroe vuole sradicare da sé (es. Jeckill e Hyde)
oppure una malattia da sconfiggere. Infine, l’antagonista può avere una natura
più generale e quindi rappresentare una male generico, un disagio sociale, un
ambiente negativo.
Come l’eroe ha degli aiutanti,
così l’antagonista si serve di coloro che vengono definiti opponenti. Non
necessariamente l’opponente deve essere al servizio dell’antagonista, ma di
solito di fronte all’incarnazione del cattivo, l’opponente è spesso il suo
luogotenente. Per esempio, se Sauron è l’antagonista (e di chi, mi direte?, di
Frodo? di Aragorn? di Gandalf? Vedete come le cose si complicano?), il capo dei
Nazgul è decisamente un opponente.
Infine abbiamo le figure chiave
della narrazione.
Il messaggero che chiama l’eroe
all’avventura: es. Gandalf con Bilbo ne Lo Hobbit.
Il mentore che è il maestro
dell’eroe, colui che lo prepara ad affrontare il suo destino, ma, badate bene,
non lo segue nella sua avventura. La sua immagine è spesso quella del Vecchio
Saggio o della Vecchia Saggia. Inizialmente può rifiutare il proprio aiuto
all’eroe o sottoporlo a delle prove prima di concederglielo (avete presente
Yoda e Luke?). Anche lui corre spesso il rischio di essere eliminato da parte
dell’antagonista prima che l’eroe debba affrontare la sua battaglia finale.
C’è poi il cosiddetto Bene
Prezioso che è l’oggetto del desiderio dell’eroe: la principessa da salvare nel
classico schema fiabesco oppure, se facciamo l’esempio de La Bella e la Bestia , Belle è appunto
l’eroe e il Bene Prezioso da salvare è suo padre. Il Bene prezioso può anche
non essere un personaggio in carne e ossa, ma un oggetto il cui possesso è in
gioco nella nostra narrazione.
Esistono poi tutta una serie di
ruoli minori su quali, almeno al momento, non vale la pena di insistere.
Quello che è importante ricordare
quando decidiamo di utilizzare queste linee guida nella creazione di un
personaggio è che non sempre un ruolo è l’unica identità di un personaggio
(come accade spesso nel Ciclo di Shannara, invece), ma spesso il medesimo
personaggio ha l’occasione di svolgere più ruoli insieme. Altra cosa
fondamentale è che più è complesso un personaggio più questo personaggio sarà
interessante. Senza esagerare, però.
E ricordate sempre quel che
diceva un mio amico Master di D&D: “Uhm, ci sono sei baldi cavalieri,
giovani e con delle scintillanti armature! Ci vuole una donna!”
Se avete voglia provate a
identificare i modelli o i comportamenti ispirati a questi modelli nei vostri
fantasy preferiti.
Stay tuned!
I.B.
I.B.
preso nota!
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