mercoledì 5 giugno 2013

La Bibliocromoteca - Cristina Maratea



Legendary Fantasy Contest!         

 LA BIBLIOCROMOTECA

Grys era una città tutta grigia: il cielo era grigio, le strade erano grigie, gli alberi, i fiori e i prati erano grigi. C'era anche una scuola a Grys, e in quella scuola grigia c'era un bambino sempre vestito di grigio che tutti chiamavano Mino.
Un giorno Mino era davvero annoiato; non ne poteva più di fissare la lavagna grigia e di seguire la lezione. A poco a poco, le sue palpebre calarono sugli occhi stanchi e grigi; lui si rannicchiò nell'angolino in cui se ne stava seduto, appoggiò la testolina dai capelli grigi sul banco, nascondendola dietro lo zaino, e scivolò nel sonno.
Quando si risvegliò, la maestra e i suoi compagni se n'erano già andati, e nessuno si era accorto che lui si era addormentato. Messo lo zaino in spalla, corse fuori dall'aula,  ma scoprì di essere rimasto chiuso nell'edificio: il portone della scuola era sbarrato, e non c'era più nessuno! Se n'erano andati tutti, lasciandolo lì, solo, nel grigiore della scuola. Doveva trovare un’altra uscita, o avrebbe dovuto trascorrere la notte là dentro. Iniziò a vagare nei corridoi, spingendosi in ogni angolo dell’edificio. Si affacciò a una finestra, ma uscire da lì era fuori discussione: avrebbe dovuto fare un salto di diversi metri nel vuoto per poi atterrare sul duro asfalto; tornò quindi a girovagare senza una meta ben precisa. Esplorò diverse aule tutte uguali, fredde, grigie e spoglie. Finché,  all'improvviso,  udì una vocina flebile sussurrare qualcosa di incomprensibile. Mino credette di aver sognato tutto, ma quando aguzzò l'udito,  la udì di nuovo: era una voce sottilissima, ma questa volta capì benissimo ciò che diceva: "Aiutoooo!"
Deciso a prestare il suo soccorso a chiunque si trovasse in difficoltà, corse su per le scale seguendo quel debole suono; la voce lo portò fino all'ala est dell'ultimo piano. Lì, Mino ebbe un tuffo al cuore e si bloccò davanti a una porta su cui un cartello intimava: "VIETATO ENTRARE". Quello era l'ingresso a una stanza che non era mai stata visitata da nessun alunno da oltre cento anni. Una leggenda circolava sul suo conto, e parlava di un varco per un mondo popolato da strani esseri soprannaturali. E ora, cosa doveva fare Mino? Le maestre avevano sempre detto agli alunni di stare alla larga da quella stanza, ma la voce proveniva da lì! Qualcuno aveva bisogno di aiuto, e lui era l'unica persona che potesse accorrere immediatamente. Raccolto un po' di coraggio, Mino posò le dita sulla maniglia della porta e spinse. Stranamente non era chiusa a chiave. L'ambiente era polveroso e aveva un'aria sinistra, immerso nella penombra. Dalle finestre, la luce del tramonto filtrava proiettando ombre inquietanti sul pavimento... Poi Mino udì di nuovo la voce chiedere aiuto. Si guardò freneticamente in giro voltando la testa verso ogni angolo, ma non c'era nessuno in quella stanza. Solo lui, quella voce incorporea... E una grande quantità di libri. Mino non ne aveva mai visti così tanti in una sola volta. Il suo sguardo si perse lungo i dorsi delle copertine, tra le lettere che indicavano titoli e autori.  Poi udì nuovamente la sottile vocina provenire da uno scaffale alle sue spalle. Quando si voltò,  un'altra voce si unì alla prima, poi un'altra ancora, ma lui continuava a non vedere nessuno.
C'era un pesante tavolo, al centro della stanza: ancor prima di rendersene conto, Mino aveva preso una delle sedie, l'aveva spostata vicino allo scaffale e ci si era arrampicato, fino a raggiungere, ergendosi in punta di piedi, un pesante tomo dalla copertina di cuoio: per quanto gli paresse assurdo, le voci sembravano provenire proprio da lì. Era come se il libro parlasse. Mino soffiò via uno spesso strato di polvere grigia, rivelando una copertina scarlatta. Quel rosso era abbagliante, in mezzo a tutto il grigiore del mondo circostante... Era così vivo, energico, infondeva una sensazione di calore... Poi le voci incorporee tornarono a farsi sentire: "Mino, apri il libro!"
Il bambino quasi rischiò di cadere giù dalla sedia per la sorpresa. Si sedette tenendo il libro sulle ginocchia, lo aprì sulla prima pagina, e lesse il titolo: "Storie di fate." Immediatamente, quattro minuscole fanciulle svolazzanti e variopinte comparvero attorno a lui. Le loro ali brillavano e cambiavano continuamente colore riflettendo la luce del sole. "Grazie Mino, ci hai liberate!" esordì una di loro.
Il bambino rimase ad ammirare i suoi splendidi abiti arancioni, i capelli dorati, i grandi occhi verdi. "Figurati. Ti ho sentita chiedere aiuto, e sono venuto. Ma voi chi siete?"
"Noi siamo fate, e abitiamo nel libro che hai aperto. Siamo rimaste chiuse qui dentro per più di cent'anni,  ma ora tu ci hai liberate, e noi possiamo tornare a vivere." Appena la fatina smise di parlare, un'altra voce proruppe in un urlo soffocato dallo scaffale sulla parete opposta. "Lo senti, Mino? Questo è uno di noi, un altro abitante dei libri rimasto intrappolato."
Il bambino capì subito cosa la fata si aspettasse da lui: si arrampicò sullo scaffale opposto, prese il libro da cui proveniva l'urlo e soffiò via la polvere riportando la copertina al suo intenso blu originario. Poi lo aprì, lesse a voce alta la prima pagina e un cavaliere comparve davanti a lui in sella al suo destriero, chiuso in una scintillante armatura argentea. Immediatamente altre voci si levarono, inondando la stanza di mormorii.
"Avanti, Mino." lo incitarono le tre fate. "Liberali tutti!"
Allora il bambino continuò a fare quel che aveva cominciato: spolverò i libri su ogni mensola, e tutto ciò che toccava diventava variopinto; mentre lui si metteva a leggere a voce alta,  un candido cavallino con un piccolo corno sulla fronte compariva nella stanza nitrendo di gioia. Poi fu la volta di un gruppo di fanciulli dalle orecchie puntute, di un minuscolo draghetto dalle scaglie purpuree che prese a svolazzare vicino al soffitto, di una bellissima principessa in vistosi e raffinati abiti; la stanza si riempì di straordinari esseri leggendari di cui da tempo si era persa la memoria, e tutti iniziarono ad aiutare il bambino a spolverare i libri un tempo caduti nell'oblio.
 Infine, rimase solo un ultimo libro, abbandonato sullo scaffale più remoto. Mino dovette salire su una sedia in punta di piedi e allungare il più possibile le dita, finché, con un ultimo sforzo, il libro gli cadde con un tonfo in testa. Quando lo raccolse da terra, tutti gli abitanti dei libri erano raccolti intorno a lui e lo stavano osservando. Con un soffio Mino levò nell'aria un enorme polverone, rivelando una copertina dai colori cangianti. Non c'era scritto niente su di essa, né il titolo, né il nome dell'autore. Il bambino sfogliò alcune pagine, ma erano completamente vuote, di un candore smagliante. "Qui non c'è scritto proprio niente..." mormorò perplesso. Poi si accorse che pian piano, mentre sfiorava le pagine, i suoi polpastrelli abbandonavano il loro pallido grigiore e un tenue colorito roseo si diffondeva lungo le mani. Sotto di esse iniziarono a comparire scritte fittissime, ma prima ancora che lui potesse iniziare a leggerle, un arcobaleno scaturì dalle pagine investendolo in pieno con i suoi radiosi colori. Poi comparve un piccolo ometto tutto vestito di verde, con una pentola d'oro sottobraccio e una folta barba rossa. Si sistemò il cappello a cilindro che portava sulla testa tonda e prese una mano a Mino stringendola energicamente. "Grazie, grazie tante, piccolo amico!" gli disse in tono allegro, per poi scomparire così come era apparso.
Mino non poté fare altro che guardarsi attorno fissando allibito l'ambiente. Ogni traccia di grigio era scomparsa, e la stanza era un trionfo di colori. Lui stesso era diventato un bel bambino con una maglietta verde, un paio di jeans blu, e dei fiammanti capelli rossi, proprio come quelli del piccolo ometto col cappello a cilindro.
"Non è meraviglioso?" gli dissero gli abitanti dei libri.  "Sei riuscito a riportare la biblioteca al suo splendore e ci hai salvati dall'oblio. Grazie, grazie infinite!"
                                                             
Il giorno seguente, quando la maestra e gli altri bambini fecero ritorno alla solita aula triste e grigia, trovarono Mino addormentato su un banco. Era già bizzarro il fatto che un alunno avesse trascorso la notte rinchiuso nella scuola, ma ciò che lasciò tutti davvero esterrefatti era  quella testolina rossa appoggiata sul banco. Nessuno aveva mai visto un colore così vivido e splendido.
"Sto bene, non è successo niente di brutto, sono solo stato in biblioteca e ho incontrato gli abitanti dei libri." spiegò Mino quando si svegliò, e aprendo i sui occhi azzurri e limpidi si vide circondato da tutti quei volti preoccupati.
Ma la maestra, udendo la sua risposta, si spaventò ancora di più e prese a rimproverarlo. "La biblioteca è un'aula proibita! È già grave che tu sia rimasto a dormire a scuola tutta la notte, come ti è venuto in mente di entrare là dentro? È un luogo pericoloso, nessuno ci ha più messo piede da più di cent'anni!"
"E lei come fa a sapere che è pericoloso, se non ci è mai stata?" obiettò il bambino.
"Si dice che sia infestata da strani esseri."
"È vero. Ma non sono pericolosi; avevo sentito una voce dal corridoio che chiedeva aiuto, e sono entrato. Sono stati loro a rendermi così colorato." cominciò a spiegare Mino. Ma vedendo che la maestra non gli credeva, si alzò di scatto dalla sedia, si fece bruscamente largo tra i compagni di classe che lo circondavano e corse fuori dall'aula. Mentre tutti partivano al suo inseguimento, si arrampicò su per le scale,  imboccò il lungo corridoio e arrivò alla biblioteca. Qui tutti si fermarono con un'espressione sgomenta sulla faccia. Ma Mino proseguì. Spalancò la porta rivelando il variopinto mondo dietro di essa e incitò gli altri a entrare.
La maestra lo seguiva guardandosi attorno con un misto di meraviglia e disorientamento, posando lo sguardo su tutti quei libri con le copertine coloratissime. "Non vedo traccia delle creature leggendarie di cui si parla. Dove sono?"
Mino rispose aprendo un libro e cominciando a leggerlo ad alta voce. "C'era una volta..."
Improvvisamente, le tre fatine che il giorno prima avevano implorato il suo aiuto comparvero nella stanza. "Mino, sei tornato!" dissero al bambino. "E hai portato altri con te, non ci hai dimenticate! Grazie, piccolo!"
La maestra e gli alunni fissavano affascinati gli splendidi colori degli abiti delle fate, i loro capelli dorati, e le ali semitrasparenti su cui la luce del sole si soffermava tracciando venature auree.
"Sono bellissime, vero?" disse Mino. "E ci sono tantissimi altri abitanti dei libri che sono rimasti chiusi qui dentro e dimenticati. Volete diventare anche voi colorati come loro? È facile: basta prendere un libro e leggerlo. Salviamo gli abitanti dei libri!"

Da quel giorno la biblioteca fu riaperta. Quando i bambini entravano, erano degli alunni grigi e tristi; poi aprivano un libro, facevano la conoscenza di fate, cavalieri, principesse, draghi ed elfi, e da quella stanza uscivano dei fanciulli dalle gote rosee, i capelli biondi, rossi o castani e i vispi occhietti blu, verdi e marroni. Presto i libri iniziarono ad accompagnare gli scolari anche fuori dalla biblioteca: i loro abitanti erano di nuovo liberi, e spostandosi ovunque assieme ai bambini contagiavano tutti con la gioia della lettura e l'allegria dei colori, finché presto in città niente e nessuno fu mai più grigio.




1 commento:

  1. Simone Lari: A parte le iniziali difficoltà a leggere il titolo, il racconto scorre abbastanza bene, lascinado palesare spunti interessanti e altri su cui magari si poteva lavorare ancora un po’, comunque non male.

    Maddalena Cioce: Un racconto ben scritto, dal timbro fiabesco e numerosi richiami allegorici che ho molto apprezzato. D’altro canto, la storia è molto semplice e lineare, e, dato che si tratta di una storia breve in cui tutto viene concentrato in poche righe, il finale risulta privo di colpi di scena. Ciononostante, penso che la storia vada bene così com’è per conservarne la bellissima morale.

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