Halloween
e Samhain, quando gli spiriti camminano tra noi
Da
sempre l’uomo ha sentito l’esigenza di sviluppare un culto dei morti per
esorcizzare la paura della fine e nel contempo onorare la memoria dei
trapassati.
In
Italia abbiamo la Commemorazione dei Defunti, che si festeggia oggi, un
evento di cordoglio in cui si onorano i trapassati visitando la loro tomba e
approfittandone per abbellirla con fiori nuovi e luci aggiuntive. Ma ormai non
è più solo questo. Dall’America è approdata anche da noi la commerciale e
variopinta festa di Halloween.
In
realtà questa ricorrenza – giunta a noi sottoforma di festa principalmente
rivolta ai bambini e dalla connotazione fortemente consumistica – affonda le
proprie radici in tempi antichissimi, e vi sorprenderà sapere che non è
affatto di origine americana, bensì del nostro caro vecchio continente,
precisamente dal Nord Europa. Il suo nome deriva dalla contrazione di All
Hallows’ Eve, ossia “Vigilia di Ognissanti”, ed è la conversione cristiana
di una ricorrenza pagana risalente ai culti matriarcali che prende il nome di Samhain.
La
parola ha origine dall’irlandese antico: Samuin, che può essere tradotto
pressappoco come “fine dell’Estate” e contemporaneamente come “riunione”.
Nell’antichità, infatti, erano riconosciute solo due stagioni: Estate ed
Inverno.
L’inverno
rappresenta in tutte le culture un tempo di buio, di stenti e di raccoglimento,
gli alberi si spogliano, gli animali vanno in letargo, le giornate diventano
brevi e uggiose. Per questo è da sempre stato assimilato alla morte e agli
spiriti.
Molti
sanno della credenza secondo cui la notte di Samhain le barriere che separano
il mondo dei vivi da quello dei morti si assottiglino, permettendo a questi
ultimi di camminare tra noi.
In
realtà, nella sua forma originaria, questa credenza ampliava il periodo di
fusione ad una o addirittura due settimane (alcune testimonianze parlano
di sei settimane) e l’accesso si spalancava non solo sul mondo dei morti, bensì
su tutti i mondi invisibili – come quello delle fate – e su dimensioni
alternative.
La
fusione delle molteplici realtà sovrapposte era dunque una festa in onore
dell’ignoto, del mistero, perché nell’Arco di Samhain tutto poteva
accadere. Si poteva parlare con i cari scomparsi come se fossero ancora tra noi
e si poteva conoscere il futuro o vedere svelati incredibili segreti.
Anche
la vita quotidiana mutava, perché Samhain rappresentava l’ultimo raccolto
dell’anno e dopo le celebrazioni fino alla successiva Estate era proibito
raccogliere bacche e altri frutti, considerati da quel momento proprietà di
spiriti e folletti.
Le
popolazioni nordeuropee dove trova origine questa festa, infatti, vivevano in
diretto contatto con la natura e ne conoscevano le esigenze, si muovevano
quindi in un clima di totale comunione con i boschi e le loro creature e
avevano traslato in questa credenza la consapevolezza della necessità di
garantire la continuità della fauna – che altrimenti sarebbe rimasta totalmente
priva di cibo in un periodo già molto difficile e magro – facendo dei propri
stessi defunti i guardiani del ciclo della vita.
Per
godere degli ultimi “frutti per gli uomini”, Samhain era incentrato su grandi
e sfarzosi banchetti ricchi di dolci e pietanze prelibate dove veniva
lasciata una porzione e un simbolico posto a sedere per la collettività dei
defunti.
In
sostanza, Samhain è un periodo di sospensione dal quotidiano, un momento
di celebrazione di gratitudine verso tutta l’abbondanza dell’Estate e nel
contempo di preparazione al rigido e difficile periodo invernale. Per questo
passaggio così drastico aveva anche il ruolo di capodanno celtico, non a caso
questa festa in Italia era conosciuta fin nel medioevo con il termine Capodanno
delle Streghe.
Se
leggendo questo articolo vi è venuta voglia di celebrare questa antichissima
festa, non demoralizzatevi, siete ancora in tempo!
A cura di Claudia Mauro
Sul sito dell’autrice
l’articolo in esteso: http://claudiamauro.iobloggo.com/
Bibliografia
La
Notte degli Spiriti - Il Clan del Lupo - Macro Edizioni
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