martedì 19 novembre 2013

Angolo al veleno: Masterpiece


Oggi parliamo di Master chef. Cioè, scusate, Masterpiece. Il programma televisivo che si pone come obiettivo quello di trovare il nuovo supertalento letterario italiano, applicando le regole di un qualunque talent show, o forse appunto di un talent culinario dove gli aspiranti cuochi vengono presi più o meno letteralmente a pesci in faccia. In nome della trasparenza ammetto di aver avuto dei pregiudizi nei confronti di questo programma già prima che iniziasse, solo a guardare la pubblicità, eppure devo ammettere che assistendo alla prima puntata tutti i miei pregiudizi sono stati confermati e se ne sono aggiunti persino degli altri. Il vincitore vedrà il romanzo pubblicato da 100.000 copie da Bompiani. Di per sé, un romanzo con una tiratura simile alla prima edizione difficilmente potrà essere innovativo o rivoluzionario. Semplice constatazione di fatto. Questi ultimi fenomeni nascono dal basso: la crisi del cartaceo non permette alle case editrici del settore di pubblicare alla prima edizione 100.000 copie senza poter offrire la qualità, o la non qualità, di uno dei romanzi che, appunto, vendono 100.000 copie al giorno d’oggi. Quindi la mia sfera magica mi suggerisce che questo programma non partorirà una Rowling, un Martin, un King o un Camilleri. Ergo fate scorte per l’inverno e preparatevi ai nuovi sentimenti precotti del nuovo Fabio Volo.

La pubblicità ci ha martellato per mesi con il fatto che questo è ‘Il primo talent al mondo dedicato alla scrittura’. E perché è il primo? Perché è SBAGLIATO dedicare un talent alla scrittura. Obiettivamente, scrivere è un’arte a sé stante, ma non per lo snobbismo insito in chiunque scrive o crede di scrivere: la scrittura è l’unica arte che non si svolge in pubblico, e non può svolgersi in pubblico, ma nell’intimo del proprio buio scantinato, più o meno metaforico, dove ogni autore si ritira quando può per prendersi il suo tempo dal mondo, sorseggiare il proprio tè, mettere le mani sulla tastiera e osservarle mentre queste iniziano a muoversi da sole, inconsciamente, mettendo in parole i concetti assurdi che affiorano da quell’area nascosta della mente dove giace il nostro inconscio, i nostri sogni, i nostri incubi, le nostre peggiori paure e ciò che ci rende felici. Non è cantare, non è ballare, dannazione non è neanche dipingere o girare un film o scattare una foto. Scrivere è una delle forme più perverse di autoerotismo, e come tale si deve svolgere a tu per tu con se stessi.

Voi direte: ‘vabbè, ma cosa vi aspettavate da un talent?’ Uhm. È che forse si poteva fare qualcosa di diverso, diciamo più decente e dignitoso per gli argomenti trattati, per i giurati che vi partecipano, per gli stessi casi umani. Già. Perché durante tutta la prima puntata assistiamo proprio a una lunga carrellata di casi umani, e non autori, come se il programma cercasse in qualche modo di far simpatizzare il pubblico con questi piuttosto che con quello che scrivono. Quello che appare subito lampante infatti è che le LETTERE, ossia ciò che questi individui per quanto strampalati hanno scritto, vengono messe in un angolino, trattate come un'eventualità necessaria di cui parlare dal momento che il talent è letterario. In confronto a Masterpiece, Amici di Maria Filippae ha persino una sua logica.

Il primo autore è per sua ammissione un disadattato, depresso cronico, con due TSO alle spalle, ossia Trattamento Sanitario Obbligatorio, ricovero coatto disposto nei confronti di pazienti psichiatrici acuti, o che hanno tentato il suicidio o, per definizione, infetti e pericolosi per la comunità. Ha tutta la mia simpatia da professionista sanitario, ma si capisce quello che ha scritto? NO! Neanche un abbozzo di sinossi, o venti secondi per dire: il libro parla di questo, che succede a questo. Niente. Il buio. Il vuoto.

Con la seconda autrice arriva il primo ‘fantasy’, la storia di una ‘quercia che si reincarna in una ragazza di provincia’ impersonando le sue qualità. Uhm. Ok. La parola fantasy è una cosa seria. Lasciamo perdere le sue mille declinazioni, tra Dark e Epic, ma una storia del genere per considerarla fantasy dovremmo prima assumere una lunga serie di sostanze dalle sigle strampalate. Poi, forse, potremmo definirla fantasy insieme all’elefante rosa che ci sta accanto. Certo, prima di giudicare dovremmo leggerla, ma il programma ci fornisce qualche elemento? Ci dice qualcosa? Una sinossina? NO! Ci parla della sua autrice. Di nuovo. Un’operaia sulla quale la trasmissione cerca di affibbiare tutti i luoghi comuni sugli operai: ossia tornano a casa con la schiena rotta e non hanno il tempo di scrivere. Lo trovo socialmente razzista, e non sto parlando come nobile figlio di nobili. Al che la donna si difende dicendo che invece di fumarsi una sigaretta sfrutta i 15 minuti della pausa per scrivere. Ca££ata pazzesca, buttata lì per non far incazzare i giurati quando invece sarebbe stato più consono rispondere con: ‘Ma che ne sapete voi?’ Ora, senza tirare in ballo la fisiologia, di solito per riscaldare le mani e i centri nervosi che si occupano della nobile arte dello scrivere, e soprattutto per separare i due mondi, quello fuori e quello dentro, ci vuole un po’ di tempo. Tralasciamo le fisime che ogni scrittore ha: ossia la luce giusta, la giusta posizione sulla sedia, la giusta dose di riposo, lo stomaco pieno o vuoto, quanto zucchero nel caffè e via dicendo. Quello che in questa descrizione del modus operandi manca è il semplice riscaldamento. Ne hanno bisogno i muscoli, ne ha bisogno anche un cervello che si appresta a scrivere. La concorrente viene comunque ammessa e liquidata con un ‘credo che una donna debba scrivere di queste cose’, un commento di un sessismo inquietante, ma coerente con il razzismo sociale di prima.

La terza candidata viene liquidata con: ‘se esistesse un premio per il peggior romanzo il tuo lo vincerebbe’, detto da uno dei giurati. Questo è sbagliato. Uno scrittore, per quanto bravo, non può cadere così in basso da dire una cosa simile a quella che di per sé si presenta come una wannabe, un’esordiente. Giusto per far assomigliare un po’ il programma a Master Chef? A voi l’ardua sentenza.
La quarta dà ragione al giurato che la manda in pratica a quel paese. Bah.

Il quinto è un ex galeotto che si proclama innocente, il sesto ha tutti i suoi problemi stampati in faccia, il settimo è vergine, solo, e definisce la bella giurata moretta, Diana Ross. Sospiro. Il programma gioca con i sentimenti, dopo il fantasy anche Diana Ross...
Arriva il romanzo autobiografico dell’anoressica, figurati, che permette alla bella moretta di dire ‘anche io ho sofferto di anoressia’. Pubblicità indiretta? A parte De Cataldo, che ha realizzato quel mastodonte di ‘Romanzo Criminale’, epica applicata alla criminalità, io mi sono domandato chi fossero gli altri per giudicare chi avevano di fronte.

La fisioterapista! Evvai, finalmente una persona ‘normale’! Seccata subito e massacrata dai giurati senza che lo spettatore avesse neanche il tempo di capire di cosa si stesse parlando.
Arriva quello che se n’è andato via da casa e vive per strada, maladolescente incompreso fuori tempo massimo, visibilmente trentenne, con un diario pieno di riferimenti sulla vita di strada che guarda talmente tanto alla letteratura beat da farti dire: ‘AAAAAAAAAAAAHHH!!!’ Se non altro stavolta il romanzo è stato esaminato in maniera ‘un pochino’ esaudiente. Il candidato poi si rovina parlando del ‘fiume di apocalypse now che porta verso la follia’. Non sei un regista. Sei uno scrittore. Forse stavi parlando del fiume di ‘Heart of Darkness’ di J.Conrad.
Quello che fa venire la pelle d’oca è che i candidati sono sempre d’accordo con i giurati. NO! Lo scrittore non accetta tutto quello che gli viene detto solo perché chi lo dice si trova sopra di lui. Dov’è il confronto, dov’è la giusta presa di posizione? Anche gli Amici di Maria Filippae in confronto sembrano avere i cojones!
La tempistica del programma. Pessima: si capisce quali sono gli autori che verranno bastonati dal momento che vengono ‘presentati’ in tre virgola due secondi, levando tutto il pathos del ‘per me è sì, per me è no, per me è nel pozzo con la bestia!’. La prova del ‘mezz’ora per scrivere’ è meravigliosa. Cos’è un tema a scuola o una gara di velocità? Una prova da talent, appunto. Sarei proprio curioso di vedere cosa avrebbe scritto Mario Puzo in mezz’ora, davanti a una telecamera, con le persone che ti guardano, sicuro che poi dovrai leggere ad alta voce. Ti renderà così nervoso da scrivere una ca*ata pazzesca. Poi arriva il minuto in ascensore con l’editrice, in un clima da giochi senza frontiere, definito ‘l’elevator pitch’ giusto pe’ fa’ l’americani, un minuto per parlare della propria opera. In ascensore. Nella Mole. La televisione richiede spettacolo, davvero, ma non siete in prima serata. Siete in seconda serata, quindi avete sbagliato pubblico, rete, pianeta: il vostro pubblico è composto infatti da: gente che ha difficoltà a prender sonno dopo aver lavorato la notte precedente, come me. Gente che di solito comunque dorme poco, come me. Gente che scrive e che vuole vedere che razza di casino avete combinato, come me. Chi vi guarda, quindi, chiedeva un certo spessore. Un po’, come ci si aspetta da un programma di raitre, dopotutto.

Il programma è il male, perché alla fine quello che rimane impresso, in parte, sono le storie personali degli autori e non ciò che scrivono, appena appena accennato. Non si poteva fare altrimenti in un programma televisivo? I tempi della televisione non si sposano con quelli della letteratura? Sono d’accordo. Sì, sono d'accordo. Quindi RINUNCIATE! In un talent dove i 'cagnolini ammestrati' ballano e cantano, posso almeno sentire e vedere quello che fanno i concorrenti e mandare a ca+are i giurati se non sono d’accordo.
Qui non si ha la più pallida idea di cosa stiano parlando giurati e candidati.


Scritto da Walt Popester, autore di 'Dagger – La luce alla fine del mondo'. http://tinyurl.com/Walt-Popester-Dagger



3 commenti:

  1. No No NO! Non ammetto questo tipo di programma! Prima di tutto qui non si guarda il talento ma la persona, secondo ma come si fa a fare un talent sulla scrittura dove sembrano scimmie ammaestrate che devono scrivere a comando? Fatemi capire dov'è il talento? Forse a scrivere poche righe in mezzora? Allora IO SONO UN TALENTO! Questi sono programmi spazzatura!

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    1. Hai perfettamente ragione, purtroppo oggi si bada solo a sfruttare tutto per pubblicità e marketing :(

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  2. 90 minuti di applausi.
    E' indecente che si arrivi a mercificare con un talent persino la cultura che, a quel punto, preferisco continuino a filarsela in pochi, anzichè vederla diventare un preteso fenomeno di massa in questo modo becero.

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