LA BELLEZZA DEL DISORDINE
La bellezza del
disordine è ai miei occhi indubbia. É il caos all'origine del mondo, il brodo
di pensieri che dà origine a un capolavoro nella mente dell'artista, è il
sangue e il sudore che accompagnano il parto.
L'ordine è di
per sé stabilità e non c'è niente di più stabile di un deserto.
Niente nasce
dall'ordine, così come non puoi partorire in silenzio.
L'ordine è
accettazione dello stato delle cose, la rinuncia per definizione al
cambiamento.
L'ordine a ogni
costo è la forma più insensata, anche se la più apparentemente pacifica, di
totalitarismo. Non c'è niente di più ordinato della morte. L'ordine è la fine
del mondo. È il perpetrarsi degli stereotipi, di modelli, pensieri e frasi che
sanno di già letto e già fatto. Ordine è il nome del vuoto che le persone si
creano intorno per paura di dire qualcosa di nuovo e interessante. Vale per
l'artista così come per l'articolista, per chi l'arte la crea e chi la critica.
Prendiamo il primo: cosa c'è di interessante in ciò che è già stato detto o
fatto? Vuoi scrivere un romanzo con l'elfo elegante, il signore oscuro, il nano
simpatico e i regni centrali che si fanno la guerra per l'oggettino magico? Il
Signore degli anelli è già stato scritto. È stato bellissimo, ma è già stato
letto, è già stato fatto. Cos'è, vuoi fare meglio di Tolkien? Di'
qualcos'altro, quello lo puoi fare, non rinunciarci per paura del dissenso: il
mondo è affamato del nuovo.
Dire qualcosa
che non sia mai stato detto viene richiesto a ogni artista, oltre all'essere
creatore di bellezza. Quelli che perseguono solo il primo obiettivo sono
dei semplici provocatori, quelli che
perseguono solo il secondo dei narcisisti o nel peggior caso dei copiatori.
Solo chi persegue entrambi, può ritenersi a buon diritto un'artista.
Nessuno apre la
porta a un artista che bussa. Per sua natura, l'artista non può ritenersi tale
se, almeno una volta nella sua vita artistica, non si sente in dovere di
buttare giù una porta, se non difende le sue idee solo perché qualcuno si sente
in diritto di dire: 'No, non lo puoi fare!'
Difendi le tue
idee anche contro il tuo Giulio II, se vuoi creare la bellezza nella tua
cappella Sistina. Dar retta ai saggi e ai teologi creerà solamente l'ennesimo
strascico di medioevo. E se nessuno oggi è Michelangelo, come dopotutto nessuno
è Giulio II, allora rimane il diritto di alzarsi in piedi e urlare 'No!' Di
fronte a una prevaricazione, il non rispetto per la dignità dell'artista e
della sua creazione. Difendila, se ci credi. Altrimenti stai solo perdendo
tempo.
Perseguire il
nuovo è fondamentale nel processo della creazione artistica, ma anche in ogni
aspetto dell'informazione e della dialettica su di essa. Non dici niente di
innovativo con una faccina sorridente, con una frase che inizia con: 'Se posso
permettermi', con l'ennesimo articolo, l'ennesima recensione, l'ennesimo
sbadiglio lungo 1200 caratteri su qualcosa che qualcuno ha affrontato meglio, e
forse anche con più professionalità, di te. Rispetta il tuo interlocutore, non
scendere mai sul personale, non essere offensivo, ma dì sempre come stanno le
cose usando anche quel sarcasmo che solo chi ha una mente libera può capire, o
chi è libero da costrizioni interne. Un esercito di automi che recitano
all'unisono: 'Sissignore, com'è bello il nostro re!' Non farà mai lo stesso baccano
di tre persone che si alzano per dire: 'No! Non sono d'accordo!' quando c'è
bisogno.
Il web ha
permesso a tutti di non permettere agli altri di avere un'opinione personale, e
la paura del dissenso spinge i creatori di contenuti a non creare nulla che possa
disturbare. Quando il diritto di critica e lo sventolare la falsa bandiera del
rispetto, diventa un banale diritto di veto nei confronti di qualcosa che non
si è capito, o che non si è voluto capire. Di nuovo, il deserto che nasce
dall'ordine. È come quando nel 'ciclo della fondazione' di Asimov, il lungo
discorso di un politico viene sottoposto all'esame della macchina in grado di
scremare le parole delle persone per vedere cosa, in fin dei conti, avessero
veramente detto, e questa diceva: 'nulla di rilevante'.
È questo il
mondo che stiamo creando, quello del 'nulla di rilevante'? Grazie Isaac per
averci messo in guardia. Adesso ci rincorreresti col randello, penso.
Le verità
dall'alto fanno pigro il mondo. È sempre stato così. Sotto la paura delle tortura
e di veder distrutte le proprie esistenze artisti e liberi pensatori hanno
cambiato il mondo nel corso della storia, re dopo re, despota dopo despota. Le
menti critiche hanno messo in gioco le loro esistenze per diffondere l'idea di
un mondo fondato sul confronto delle opinioni e sulla conoscenza, sulla giusta
interpretazione di ciò che avviene, che viene detto e che viene scritto. Eppur
si muove. Perché devi rinunciarci, ora che vivi in un mondo più libero di
quello del passato? Per paura di una lama non affilata? Cosa faranno i critici
più violenti, useranno contro di te il tasto SHIFT fino alla morte (coniato
dall'inglese: capslock me to death)? Stavolta non ci bruceranno a Campo de'
Fiori, non ci sottoporranno all'interrogatorio e alla tortura alla Minerva se
diciamo: 'eppur si muove'. Magari è vero il contrario. Magari il pubblico
smetterà di seguirti se non sarai pronto a dire proprio: 'Eppur si muove'.
Non c'è alcuna
bellezza nell'ordine, non c'è alcun metodo nell'ordine, non c'è alcuna vita,
nell'ordine. L'ordine e la paura del dissenso sono il ragazzino che non difende
il compagno di scuola dai bulli per non rimanere coinvolto, o un adulto che si
comporta in maniera simile con un collega di lavoro. L'ordine è violento.
È dal mare in
tempesta che nasce la poesia.
Non permettere a
chiunque, a qualsiasi titolo, di sentirsi migliore di te se non per il solo
motivo di saper fare meglio di te. Accetta la critica, smontala, controbatti,
rispetta il tuo critico e mai, dico mai, buttarla sul personale. Spesso le
persone useranno un nastro adesivo con su scritto la parola rispetto per
tapparti la bocca. Non permetterlo mai.
Sii il fiume in
piena che abbatte ogni ostacolo sul suo percorso. Sii il piede
sull'acceleratore durante una gara di formula uno. Sii la costanza, sii il
talento, sii l'Io, rispetta la tua volontà di cambiare il mondo.
Soprattutto,
lascia che siano gli altri a dire la loro. Perché i lettori sono solo i
personaggi immaginari presenti nella mente dell'autore.
Forse, anche
nella mente dei creatori di contenuti.
Scritto da Walt
Popester, autore di 'Dagger – La luce alla fine del mondo'.
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