martedì 29 ottobre 2013

Angolo al veleno: la bellezza del disordine


LA BELLEZZA DEL DISORDINE

La bellezza del disordine è ai miei occhi indubbia. É il caos all'origine del mondo, il brodo di pensieri che dà origine a un capolavoro nella mente dell'artista, è il sangue e il sudore che accompagnano il parto.
L'ordine è di per sé stabilità e non c'è niente di più stabile di un deserto.
Niente nasce dall'ordine, così come non puoi partorire in silenzio.
L'ordine è accettazione dello stato delle cose, la rinuncia per definizione al cambiamento.
L'ordine a ogni costo è la forma più insensata, anche se la più apparentemente pacifica, di totalitarismo. Non c'è niente di più ordinato della morte. L'ordine è la fine del mondo. È il perpetrarsi degli stereotipi, di modelli, pensieri e frasi che sanno di già letto e già fatto. Ordine è il nome del vuoto che le persone si creano intorno per paura di dire qualcosa di nuovo e interessante. Vale per l'artista così come per l'articolista, per chi l'arte la crea e chi la critica. Prendiamo il primo: cosa c'è di interessante in ciò che è già stato detto o fatto? Vuoi scrivere un romanzo con l'elfo elegante, il signore oscuro, il nano simpatico e i regni centrali che si fanno la guerra per l'oggettino magico? Il Signore degli anelli è già stato scritto. È stato bellissimo, ma è già stato letto, è già stato fatto. Cos'è, vuoi fare meglio di Tolkien? Di' qualcos'altro, quello lo puoi fare, non rinunciarci per paura del dissenso: il mondo è affamato del nuovo.
Dire qualcosa che non sia mai stato detto viene richiesto a ogni artista, oltre all'essere creatore di bellezza. Quelli che perseguono solo il primo obiettivo sono dei  semplici provocatori, quelli che perseguono solo il secondo dei narcisisti o nel peggior caso dei copiatori. Solo chi persegue entrambi, può ritenersi a buon diritto un'artista.
Nessuno apre la porta a un artista che bussa. Per sua natura, l'artista non può ritenersi tale se, almeno una volta nella sua vita artistica, non si sente in dovere di buttare giù una porta, se non difende le sue idee solo perché qualcuno si sente in diritto di dire: 'No, non lo puoi fare!'
Difendi le tue idee anche contro il tuo Giulio II, se vuoi creare la bellezza nella tua cappella Sistina. Dar retta ai saggi e ai teologi creerà solamente l'ennesimo strascico di medioevo. E se nessuno oggi è Michelangelo, come dopotutto nessuno è Giulio II, allora rimane il diritto di alzarsi in piedi e urlare 'No!' Di fronte a una prevaricazione, il non rispetto per la dignità dell'artista e della sua creazione. Difendila, se ci credi. Altrimenti stai solo perdendo tempo.

Perseguire il nuovo è fondamentale nel processo della creazione artistica, ma anche in ogni aspetto dell'informazione e della dialettica su di essa. Non dici niente di innovativo con una faccina sorridente, con una frase che inizia con: 'Se posso permettermi', con l'ennesimo articolo, l'ennesima recensione, l'ennesimo sbadiglio lungo 1200 caratteri su qualcosa che qualcuno ha affrontato meglio, e forse anche con più professionalità, di te. Rispetta il tuo interlocutore, non scendere mai sul personale, non essere offensivo, ma dì sempre come stanno le cose usando anche quel sarcasmo che solo chi ha una mente libera può capire, o chi è libero da costrizioni interne. Un esercito di automi che recitano all'unisono: 'Sissignore, com'è bello il nostro re!' Non farà mai lo stesso baccano di tre persone che si alzano per dire: 'No! Non sono d'accordo!' quando c'è bisogno.
Il web ha permesso a tutti di non permettere agli altri di avere un'opinione personale, e la paura del dissenso spinge i creatori di contenuti a non creare nulla che possa disturbare. Quando il diritto di critica e lo sventolare la falsa bandiera del rispetto, diventa un banale diritto di veto nei confronti di qualcosa che non si è capito, o che non si è voluto capire. Di nuovo, il deserto che nasce dall'ordine. È come quando nel 'ciclo della fondazione' di Asimov, il lungo discorso di un politico viene sottoposto all'esame della macchina in grado di scremare le parole delle persone per vedere cosa, in fin dei conti, avessero veramente detto, e questa diceva: 'nulla di rilevante'.
È questo il mondo che stiamo creando, quello del 'nulla di rilevante'? Grazie Isaac per averci messo in guardia. Adesso ci rincorreresti col randello, penso.
Le verità dall'alto fanno pigro il mondo. È sempre stato così. Sotto la paura delle tortura e di veder distrutte le proprie esistenze artisti e liberi pensatori hanno cambiato il mondo nel corso della storia, re dopo re, despota dopo despota. Le menti critiche hanno messo in gioco le loro esistenze per diffondere l'idea di un mondo fondato sul confronto delle opinioni e sulla conoscenza, sulla giusta interpretazione di ciò che avviene, che viene detto e che viene scritto. Eppur si muove. Perché devi rinunciarci, ora che vivi in un mondo più libero di quello del passato? Per paura di una lama non affilata? Cosa faranno i critici più violenti, useranno contro di te il tasto SHIFT fino alla morte (coniato dall'inglese: capslock me to death)? Stavolta non ci bruceranno a Campo de' Fiori, non ci sottoporranno all'interrogatorio e alla tortura alla Minerva se diciamo: 'eppur si muove'. Magari è vero il contrario. Magari il pubblico smetterà di seguirti se non sarai pronto a dire proprio: 'Eppur si muove'.

Non c'è alcuna bellezza nell'ordine, non c'è alcun metodo nell'ordine, non c'è alcuna vita, nell'ordine. L'ordine e la paura del dissenso sono il ragazzino che non difende il compagno di scuola dai bulli per non rimanere coinvolto, o un adulto che si comporta in maniera simile con un collega di lavoro. L'ordine è violento.
È dal mare in tempesta che nasce la poesia.
Non permettere a chiunque, a qualsiasi titolo, di sentirsi migliore di te se non per il solo motivo di saper fare meglio di te. Accetta la critica, smontala, controbatti, rispetta il tuo critico e mai, dico mai, buttarla sul personale. Spesso le persone useranno un nastro adesivo con su scritto la parola rispetto per tapparti la bocca. Non permetterlo mai.
Sii il fiume in piena che abbatte ogni ostacolo sul suo percorso. Sii il piede sull'acceleratore durante una gara di formula uno. Sii la costanza, sii il talento, sii l'Io, rispetta la tua volontà di cambiare il mondo.
Soprattutto, lascia che siano gli altri a dire la loro. Perché i lettori sono solo i personaggi immaginari presenti nella mente dell'autore.
Forse, anche nella mente dei creatori di contenuti.


Scritto da Walt Popester, autore di 'Dagger – La luce alla fine del mondo'.

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