Benvenuti nel rigurgito fresco fresco di un’anima
avvelenata. Ebbene, la vostra Crudelia torna eccezionalmente a vomitare un po’
di vetriolo a caso, così, giusto perché è da troppo tempo che non lo faccio. Ma
non prendeteci l’abitudine, questa è davvero un’eccezione.
Dunque, è passato un bel po’ di tempo dal mio ultimo piatto letterario inacidito, e sono successe tante cose – troppe, per i miei gusti - che mi hanno portata a covare un odio incredibile verso il mondo del Self Publishing, in cui mi sono ingenuamente infilata con le mie mani piena di sogni e speranze. Ho “incontrato” persone e assistito a cose che voi aspiranti non potete nemmeno immaginare. Ma partiamo con ordine.
I FALLITI FRUSTRATI
Dunque, è passato un bel po’ di tempo dal mio ultimo piatto letterario inacidito, e sono successe tante cose – troppe, per i miei gusti - che mi hanno portata a covare un odio incredibile verso il mondo del Self Publishing, in cui mi sono ingenuamente infilata con le mie mani piena di sogni e speranze. Ho “incontrato” persone e assistito a cose che voi aspiranti non potete nemmeno immaginare. Ma partiamo con ordine.
I FALLITI FRUSTRATI
Per me il fallito non è chi vende poche copie [perché quella
è anche un po’ questione di c**o e di sapersi fare pubblicità, intendiamoci],
ma chi non sa scrivere e non vuole ammetterlo. Vorrei che la gente si mettesse
in testa che non bastano un foglio e una penna per dirsi scrittori, così come
non basta schiamazzare sotto la doccia per dirsi cantanti. Ci si può
migliorare, indubbiamente, e nessuno ha la pretesa (spero) di credere di essere
già al 100% della propria abilità. C’è da rendersi conto, però, che di fondo ci
vogliono anche due cose INDISPENSABILI: una buona conoscenza della propria
lingua (in questo caso l’italiano) e, sì, anche il talento. Non basta sapere
solo la lingua, o avere buone idee che poi non si riesce a sviluppare: bisogna
avere entrambi. Punto. Fine. Fatevene una ragione.
Badate che, per conoscenza della lingua, non intendo “non
fare mai errori”, perché i refusi e i dubbi linguistici capitano. Se, però, in
mezza frase mi ritrovo già tempi verbali buttati a ca**o, punteggiatura che
sembra un optional o peggio un motivo decorativo, e soprattutto una piattezza
lessicale da far invidia a una prima di reggiseno, per favore evitatevi la
brutta figura. E, soprattutto, evitate che chi sta fuori s’imbatta in casi
umani simili che, inevitabilmente, finiranno per gettar fango su tutta la
categoria (perché, sì, non prendiamoci in giro, è facile fare di tutta l’erba
un fascio).
Sulle idee, invece, non mi dilungo. Vi invito a rileggere i
vecchi post “al veleno” per farvi un’idea.
A voi, che vi credete scrittori incompresi perché ricevete
solo critiche e zero apprezzamenti, che alla minima critica cominciate a
impazzire invece di chiedervi “ma perché mi avranno detto così? Magari hanno
ragione” ho un favore da chiedere: LASCIATE IN PACE IL SELF PUBLISHING. Anzi,
lasciate proprio in pace il modo editoriale (evitate di rimpinguare le tasche
delle EAP, che vivono di “scrittori” del genere), non fa per voi. E no, i
commenti super positivi di amici e parenti non contano, però mi sembra
superfluo stare a spiegare il perché.
I PERMALOSI
Se siete bravi, se avete un minimo di talento (seppur con
tanti angoli da smussare, del resto nessuno nasce “imparato”), fidatevi che chi
non vi conosce non si farà problemi a dirvelo. Così come non si farà problemi a
dirvi se c’è qualcosa che non va. Le critiche, i suggerimenti, non sono offese
alla vostra persona, anzi! I lettori sono i migliori editor del mondo,
ricordatevelo, perché in soldoni sono loro che vi trasformano in casi letterari
o che comunque sganciano volentieri la grana per seguire le vostre carriere,
quindi sturatevi le orecchie e ASCOLTATELI. Ma davvero credete che nessuno si
sia mai visto sbattere in faccia qualche porta (magari nemmeno troppo
gentilmente)? Se vi aspettate di pubblicare la prima (ma anche la millesima)
cosa che scrivete senza ricevere critiche, forse dovreste farvi un esame di
coscienza. E ve lo dico io che, di critiche, ne ho ricevute e ne ricevo
tutt’ora, ma sono contenta. Sapete perché? Perché significa che chi mi legge
presta attenzione a ciò che ho scritto, che è obiettivo nel giudicarmi e che, quindi,
non potrà far altro che aiutarmi a migliorarmi e a lavorare sui miei punti
deboli. Quando mi hanno massacrato Powers per la quasi totale assenza di
descrizioni (di cui ero consapevole, e purtroppo è un grosso problema che ho),
invece di piagnucolare come una poppante, mi sono rimboccata le maniche e ho
rivisto il testo. E ho intenzione di rivederlo ancora, e ancora, e ancora,
finché nei commenti non troverò più quell’odiosa nota “forse dovresti
descrivere di più” (sappiate che vi odio tutti xD).
LE RECENSIONI A
PAGAMENTO
Perdonatemi, ma io non riesco a concepire l’idea di pagare
per essere recensiti. O meglio, lo capirei se a recensirmi fosse un noto
critico letterario che, per giudicare il Pino Cammino di turno, vuole
quantomeno vedersi ripagare il disturbo. Sapete, no, poter saltellare in giro
sbandierando l’articolo scritto da Dante Alighieri in persona, il quale mette a
nudo pregi e difetti del vostro lavoro, direi che fa abbastanza curriculum.
Non lo capisco se a chiedere soldi è il blog sconosciuto
fondato da un lettore a caso, o peggio quei fastidiosi elementi che ti
contattano privatamente offrendoti millemila servizi in cambio di “piccole
offerte” per ricambiare il “favore” [che ti propongono loro, non chiedi tu,
quindi già vedete voi la serietà della cosa]. Non so, la professione di
“recensore a pagamento” mi sembra un po’ un controsenso, tanto vale avvalersi
di un agente letterario, a questo punto.
LO SPAM SELVAGGIO
Sì, sì, lo so cosa state pensando. E fondamentalmente avete ragione, credetemi, però io credo che si sia arrivati a un punto in cui la cosa sta diventando controproducente. Alzi la mano chi, almeno una volta nella vita, ha sbuffato di fronte a una pubblicità televisiva o alle mille richieste di giochini idioti su Facebook. Su, su, non fate gli ipocriti: alzate TUTTI le mani.
Sì, sì, lo so cosa state pensando. E fondamentalmente avete ragione, credetemi, però io credo che si sia arrivati a un punto in cui la cosa sta diventando controproducente. Alzi la mano chi, almeno una volta nella vita, ha sbuffato di fronte a una pubblicità televisiva o alle mille richieste di giochini idioti su Facebook. Su, su, non fate gli ipocriti: alzate TUTTI le mani.
Ebbene, io sto cominciando a provare lo stesso sentimento
nei confronti dello “spam letterario”. Intendiamoci, il self vive
essenzialmente di spam (nel senso che, autonomamente, quindi senza passare per
blog etc… un autore spamma il link al proprio libro più o meno ovunque) e fin
qui nulla di male. Se, però, lo spam si trasforma in “stesso messaggio postato
OVUNQUE giornalmente, più volte al giorno, spesso anche via privata e con tanto
di evento Facebook”, immaginate come ci si senta a SUBIRE questa cosa da parte
di più autori contemporaneamente. Lo capite, vi sembra divertente? Non lo è,
affatto, e se già il lettore medio è scettico a cercare libri tra i self,
immaginate la sua reazione (ma anche quella dei colleghi non spammoni,
s’intende) di fronte a una giungla simile. Se non ci prende per dei rompi*** è
già tanto.
IL BOICOTTAGGIO
IL BOICOTTAGGIO
Mi duole dirlo, ma sì, purtroppo esistono anche queste cose
nel mondo Self. Perché non basta doversi fare un mazzo per scrivere un buon
libro, pubblicizzarlo un po’ (senza risultare pedanti, ma sperando di vendere
almeno qualche copia) e tremare in attesa delle recensioni. No, ci si mettono
pure i simpatici no lifer di turno (spesso appartenenti alla categoria dei
“falliti” per vendicarsi di un torto subito, o anche solo di autori invidiosi
di chi vende “tanto” per bloccare il flusso di lettori nella direzione
scomoda). Esattamente, “bambini dell’asilo” è la stessa espressione che è
venuta in mente a me.
Come si boicotta un autore, dunque? Principalmente ho
assistito a due metodi: le segnalazioni su Facebook e le false recensioni sugli
ebook store.
Ebbene, non sto scherzando, qualche genio è arrivato a
segnalare pagine e PROFILI PERSONALI di autori, con il semplice scopo di farli
rimuovere da Facebook. Che dire, un plauso alla maturità mentale di tali
individui.
Poi ci sono i simpaticoni che scrivono recensioni a una
(due, quando sono buoni) stellina piene di offese più o meno gratuite, commenti
negativi sempre vaghi e mai approfonditi (segno che, forse, il libro non lo
hanno nemmeno letto), spesso e volentieri sgrammaticate all’inverosimile (della
serie “tu non sai scrivere, e a dirtelo sono io che in italiano prendevo 2”) e generalmente non più
lunghe di due-tre righe. Si tratta delle cosiddette “false recensioni”, da non
confondere con le recensioni “critiche e costruttive” [riconoscibili dal fatto
che fanno riferimenti specifici a eventi/frasi del testo, quindi dimostrano
quantomeno di averlo sfogliato]. Su amazon, per esempio, è possibile vedere lo
storico delle recensioni degli utenti, quindi basta fare due+due e vedere il
livello “standard” di recensioni di quel dato lettore: se generalmente scrive
papiri, e all’improvviso butta giù mezza riga, forse forse il dubbio viene.
Che dire, non so quando tornerò a vomitare bile al vetriolo, forse mai o forse presto. Comunque, mi trovate nella rubrica cosplay e anche negli store e sui social network, se volete. Grazie ancora per aver letto questo mattone, auguro a tutti voi buon selfpublishing, e spero non vi ritroviate mai nelle situazioni snervanti sopracitate.
Vostra Crudelia
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