venerdì 26 settembre 2014

Angolo al Veleno - Quando l'amore si trasforma in odio





Benvenuti nel rigurgito fresco fresco di un’anima avvelenata. Ebbene, la vostra Crudelia torna eccezionalmente a vomitare un po’ di vetriolo a caso, così, giusto perché è da troppo tempo che non lo faccio. Ma non prendeteci l’abitudine, questa è davvero un’eccezione.
Dunque, è passato un bel po’ di tempo dal mio ultimo piatto letterario inacidito, e sono successe tante cose – troppe, per i miei gusti - che mi hanno portata a covare un odio incredibile verso il mondo del Self Publishing, in cui mi sono ingenuamente infilata con le mie mani piena di sogni e speranze. Ho “incontrato” persone e assistito a cose che voi aspiranti non potete nemmeno immaginare. Ma partiamo con ordine.

I FALLITI FRUSTRATI

Per me il fallito non è chi vende poche copie [perché quella è anche un po’ questione di c**o e di sapersi fare pubblicità, intendiamoci], ma chi non sa scrivere e non vuole ammetterlo. Vorrei che la gente si mettesse in testa che non bastano un foglio e una penna per dirsi scrittori, così come non basta schiamazzare sotto la doccia per dirsi cantanti. Ci si può migliorare, indubbiamente, e nessuno ha la pretesa (spero) di credere di essere già al 100% della propria abilità. C’è da rendersi conto, però, che di fondo ci vogliono anche due cose INDISPENSABILI: una buona conoscenza della propria lingua (in questo caso l’italiano) e, sì, anche il talento. Non basta sapere solo la lingua, o avere buone idee che poi non si riesce a sviluppare: bisogna avere entrambi. Punto. Fine. Fatevene una ragione.
Badate che, per conoscenza della lingua, non intendo “non fare mai errori”, perché i refusi e i dubbi linguistici capitano. Se, però, in mezza frase mi ritrovo già tempi verbali buttati a ca**o, punteggiatura che sembra un optional o peggio un motivo decorativo, e soprattutto una piattezza lessicale da far invidia a una prima di reggiseno, per favore evitatevi la brutta figura. E, soprattutto, evitate che chi sta fuori s’imbatta in casi umani simili che, inevitabilmente, finiranno per gettar fango su tutta la categoria (perché, sì, non prendiamoci in giro, è facile fare di tutta l’erba un fascio).
Sulle idee, invece, non mi dilungo. Vi invito a rileggere i vecchi post “al veleno” per farvi un’idea.
A voi, che vi credete scrittori incompresi perché ricevete solo critiche e zero apprezzamenti, che alla minima critica cominciate a impazzire invece di chiedervi “ma perché mi avranno detto così? Magari hanno ragione” ho un favore da chiedere: LASCIATE IN PACE IL SELF PUBLISHING. Anzi, lasciate proprio in pace il modo editoriale (evitate di rimpinguare le tasche delle EAP, che vivono di “scrittori” del genere), non fa per voi. E no, i commenti super positivi di amici e parenti non contano, però mi sembra superfluo stare a spiegare il perché.

I PERMALOSI

Se siete bravi, se avete un minimo di talento (seppur con tanti angoli da smussare, del resto nessuno nasce “imparato”), fidatevi che chi non vi conosce non si farà problemi a dirvelo. Così come non si farà problemi a dirvi se c’è qualcosa che non va. Le critiche, i suggerimenti, non sono offese alla vostra persona, anzi! I lettori sono i migliori editor del mondo, ricordatevelo, perché in soldoni sono loro che vi trasformano in casi letterari o che comunque sganciano volentieri la grana per seguire le vostre carriere, quindi sturatevi le orecchie e ASCOLTATELI. Ma davvero credete che nessuno si sia mai visto sbattere in faccia qualche porta (magari nemmeno troppo gentilmente)? Se vi aspettate di pubblicare la prima (ma anche la millesima) cosa che scrivete senza ricevere critiche, forse dovreste farvi un esame di coscienza. E ve lo dico io che, di critiche, ne ho ricevute e ne ricevo tutt’ora, ma sono contenta. Sapete perché? Perché significa che chi mi legge presta attenzione a ciò che ho scritto, che è obiettivo nel giudicarmi e che, quindi, non potrà far altro che aiutarmi a migliorarmi e a lavorare sui miei punti deboli. Quando mi hanno massacrato Powers per la quasi totale assenza di descrizioni (di cui ero consapevole, e purtroppo è un grosso problema che ho), invece di piagnucolare come una poppante, mi sono rimboccata le maniche e ho rivisto il testo. E ho intenzione di rivederlo ancora, e ancora, e ancora, finché nei commenti non troverò più quell’odiosa nota “forse dovresti descrivere di più” (sappiate che vi odio tutti xD).

LE RECENSIONI A PAGAMENTO

Perdonatemi, ma io non riesco a concepire l’idea di pagare per essere recensiti. O meglio, lo capirei se a recensirmi fosse un noto critico letterario che, per giudicare il Pino Cammino di turno, vuole quantomeno vedersi ripagare il disturbo. Sapete, no, poter saltellare in giro sbandierando l’articolo scritto da Dante Alighieri in persona, il quale mette a nudo pregi e difetti del vostro lavoro, direi che fa abbastanza curriculum.
Non lo capisco se a chiedere soldi è il blog sconosciuto fondato da un lettore a caso, o peggio quei fastidiosi elementi che ti contattano privatamente offrendoti millemila servizi in cambio di “piccole offerte” per ricambiare il “favore” [che ti propongono loro, non chiedi tu, quindi già vedete voi la serietà della cosa]. Non so, la professione di “recensore a pagamento” mi sembra un po’ un controsenso, tanto vale avvalersi di un agente letterario, a questo punto.

LO SPAM SELVAGGIO

Sì, sì, lo so cosa state pensando. E fondamentalmente avete ragione, credetemi, però io credo che si sia arrivati a un punto in cui la cosa sta diventando controproducente. Alzi la mano chi, almeno una volta nella vita, ha sbuffato di fronte a una pubblicità televisiva o alle mille richieste di giochini idioti su Facebook. Su, su, non fate gli ipocriti: alzate TUTTI le mani.
Ebbene, io sto cominciando a provare lo stesso sentimento nei confronti dello “spam letterario”. Intendiamoci, il self vive essenzialmente di spam (nel senso che, autonomamente, quindi senza passare per blog etc… un autore spamma il link al proprio libro più o meno ovunque) e fin qui nulla di male. Se, però, lo spam si trasforma in “stesso messaggio postato OVUNQUE giornalmente, più volte al giorno, spesso anche via privata e con tanto di evento Facebook”, immaginate come ci si senta a SUBIRE questa cosa da parte di più autori contemporaneamente. Lo capite, vi sembra divertente? Non lo è, affatto, e se già il lettore medio è scettico a cercare libri tra i self, immaginate la sua reazione (ma anche quella dei colleghi non spammoni, s’intende) di fronte a una giungla simile. Se non ci prende per dei rompi*** è già tanto.

IL BOICOTTAGGIO

Mi duole dirlo, ma sì, purtroppo esistono anche queste cose nel mondo Self. Perché non basta doversi fare un mazzo per scrivere un buon libro, pubblicizzarlo un po’ (senza risultare pedanti, ma sperando di vendere almeno qualche copia) e tremare in attesa delle recensioni. No, ci si mettono pure i simpatici no lifer di turno (spesso appartenenti alla categoria dei “falliti” per vendicarsi di un torto subito, o anche solo di autori invidiosi di chi vende “tanto” per bloccare il flusso di lettori nella direzione scomoda). Esattamente, “bambini dell’asilo” è la stessa espressione che è venuta in mente a me.
Come si boicotta un autore, dunque? Principalmente ho assistito a due metodi: le segnalazioni su Facebook e le false recensioni sugli ebook store.
Ebbene, non sto scherzando, qualche genio è arrivato a segnalare pagine e PROFILI PERSONALI di autori, con il semplice scopo di farli rimuovere da Facebook. Che dire, un plauso alla maturità mentale di tali individui.
Poi ci sono i simpaticoni che scrivono recensioni a una (due, quando sono buoni) stellina piene di offese più o meno gratuite, commenti negativi sempre vaghi e mai approfonditi (segno che, forse, il libro non lo hanno nemmeno letto), spesso e volentieri sgrammaticate all’inverosimile (della serie “tu non sai scrivere, e a dirtelo sono io che in italiano prendevo 2”) e generalmente non più lunghe di due-tre righe. Si tratta delle cosiddette “false recensioni”, da non confondere con le recensioni “critiche e costruttive” [riconoscibili dal fatto che fanno riferimenti specifici a eventi/frasi del testo, quindi dimostrano quantomeno di averlo sfogliato]. Su amazon, per esempio, è possibile vedere lo storico delle recensioni degli utenti, quindi basta fare due+due e vedere il livello “standard” di recensioni di quel dato lettore: se generalmente scrive papiri, e all’improvviso butta giù mezza riga, forse forse il dubbio viene.


Che dire, non so quando tornerò a vomitare bile al vetriolo, forse mai o forse presto. Comunque, mi trovate nella rubrica cosplay e anche negli store e sui social network, se volete. Grazie ancora per aver letto questo mattone, auguro a tutti voi buon selfpublishing, e spero non vi ritroviate mai nelle situazioni snervanti sopracitate.

Vostra Crudelia

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